Rimini, tutto pronto per Zeinta in festa, ospiti "Titta" di Amarcord e il dott. Pietro Bartolo

Entra nel vivo ‘Zeinta in Festa – seconda edizione’ con il “Sabato del Villaggio”. Due gli appuntamenti da non perdere nella prima giornata della manifestazione all'interno del Villaggio Ina Casa. All...

A cura di Redazione Redazione
10 giugno 2016 10:00
Rimini, tutto pronto per Zeinta in festa, ospiti "Titta" di Amarcord e il dott. Pietro Bartolo -
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Entra nel vivo ‘Zeinta in Festa – seconda edizione’ con il “Sabato del Villaggio”. Due gli appuntamenti da non perdere nella prima giornata della manifestazione all'interno del Villaggio Ina Casa. Alle 17 in Sala Marvelli, provincia di Rimini, Bruno Zanin, l'indimenticabile Titta di Amarcord, presenterà il suo primo romanzo autobiografico, “Nessuno dovrà saperlo”. Un'opera che lo ha spinto definitivamente a scoprire e a riconoscere in sé la vocazione di scrittore. A presentare l'incontro sarà Giampaolo Proni, professore dell'Università di Bologna.

Alle 19.30 il Villaggio si radunerà attorno al palco di Largo Bordoni, per il conferimento del premio “Un Italiano come si deve”, a Pietro Bartolo, medico di Lampedusa che da trent’anni è in prima fila nel soccorso dei migranti che arrivano sull’isola. Alla consegna del premio saranno presenti le autorità cittadine, il Comitato Giuseppe Giulietti, presieduto da Giovanni Luisè e dal comandante Aleardo Cingolani.

Un mare di speranze nelle parole e nell'impegno di Pietro Bartolo

Pietro Bartolo ha visto passare sotto i suoi occhi tutti i migranti arrivati sull’isola. “Sbarcati con le proprie gambe o, purtroppo, corpi senza vita nelle stive dei barconi.” Il medico da trent'anni si prodiga nei soccorsi ai migranti e la sua testimonianza è una collana infinita di episodi miracolosi o tragici, quotidiani, sotto il sole o nell'oscurità della notte: "Non dimenticherò mai il volto di quella ragazza eritrea. Era la mattina del 3 ottobre 2013, sul molo i pescherecci scaricavano uno dietro l'altro decine di corpi di uomini e donne morti nel terribile naufragio davanti alle coste dell'isola. Quella ragazza era lì, allineata tra i cadaveri. Sembrava morta, ma quando l'ho toccata e le ho sentito il polso ho avvertito un flebile segno di vita. È stata una corsa contro il tempo, l'ho presa in braccio, l'abbiamo portata in ambulatorio. Era viva, l'abbiamo salvata. È stata una delle gioie più grandi della mia vita".

Rimini che ha sempre vantato, e a volte pure ostentato, la sua vocazione all'accoglienza non può che riflettere di fronte  ad un esempio così limpido e straordinario di generosità: una comunità, un sindaco, gli addetti e i volontari, che hanno dato vita ad una storia che presenta aspetti inverosimili. Una storia che riascolteremo  dalla viva voce di Pietro Bartolo, sabato 11 giugno alle ore 19.30, nella piazza principale del nostro quartiere.

Pietro Bartolo “Un italiano come si deve”

Si intende, con questa iniziativa, riconoscere, apprezzare e segnalare il comportamento di un cittadino che – con la sua attività, con la sua condotta – ha contribuito a ridare fiducia e futuro alle speranze e al morale degli italiani.

Pietro Bartolo, 57 anni, a Lampedusa è per tutti “il medico dei salvataggi”. Nell'isola è da tanti anni che si occupa di immigrazione ed assiste e cura migranti sfiniti da traversate su mezzi di fortuna, storie di chi cerca un futuro puntando ad uno sbarco sull’isola che rappresenta l’Italia, l’Europa, l’Occidente.  Il nostro è un piccolo riconoscimento ad un medico straordinario, alla comunità di Lampedusa e al suo Sindaco, Giusi Nicolini, tutti impegnati nell'esercizio di un'accoglienza umanitaria prodigiosa.

Torna a Rimini, per un incontro con tutta la città, il protagonista di “Amarcord”:

Bruno Zanin

Bruno Zanin era conosciuto come attore, soprattutto per l’interpretazione del Titta nel film “Amarcord” di Fellini, ma ora quello che tiene banco nella sua vita è il suo primo romanzo autobiografico, “Nessuno dovrà saperlo”. Un'opera che lo ha spinto definitivamente a scoprire e a riconoscere in sé la vocazione di scrittore.

Bruno racconta in terza persona, col nome di Alessandro, una storia inquieta e ribelle.

La storia comincia a metà degli anni Cinquanta. I suoi sono poveri, ma orgogliosi contadini veneti, a mezzadria. Nel collegio salesiano, imposto dai genitori, accade un episodio  che segnerà tutta la sua vita. Un padre missionario – addirittura un missionario – compie nei suoi confronti un atto di pedofilia che trasformerà la sua futura esistenza in un inferno.  Alessandro lascia il collegio e torna a casa, ma ad attenderlo c’è una realtà particolarmente dura che farà di lui un ribelle. “Oltretutto, un altro episodio di violenza sessuale, da lui subita ad opera di un contadino, ne minerà definitivamente il carattere. Inoltre, il parroco a cui si era confessato, che aveva un conto in sospeso con quello stupratore, si vendicherà strappando al ragazzo una denuncia scritta, trasmessa poi ai carabinieri che arrestano il colpevole. Ad Alessandro, per sfuggire alla gogna e all’ambiente familiare violento e alla sua giovinezza infelice – si era ormai all’alba del Sessantotto – fugge da casa, e le strade del mondo sono diventate le sue maestre di vita.”

Il romanzo termina alle soglie dei vent'anni. Dopo la vita di Bruno prosegue in maniera picaresca, finché Federico Fellini non lo intercetta quasi per caso, scoprendo in lui, il giovane attore che andava cercando come interprete principale di “Amarcord”, nei panni di Titta.

Il libro sarà presentato sabato 11 giugno alle 17 nella Sala Marvelli, provincia di Rimini.

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