Oltre 90 anni di sfornate e profumi: il Panificio Grazi di Rimini diventa Bottega Storica
Quando il pane veniva cotto nel forno a vapore e distribuito anche a chi non possedeva la “tessera annonaria”: la storia del panificio di via Circonvallazione Occidentale

Quella del "Panificio Grazi” di Rimini è una storia che attraversa quasi un secolo e arriva alla 4ᵃ generazione, partendo dagli anni '30 del secolo scorso, sempre nella stessa posizione: in centro, nella via Circonvallazione Occidentale, al numero 116. Una storia in bianco e nero, quando il pane veniva cotto nel forno a vapore, alimentato a carbone e quando, durante la guerra, le pagnotte venivano distribuite anche a chi non possedeva la “tessera annonaria per il pane”, testimoniando la solidarietà di un'attività profondamente radicata nel tessuto sociale cittadino.
Il "Panificio Grazi" di via Circonvallazione Occidentale 116 è entrato ufficialmente nell'Albo delle Botteghe Storiche del Comune di Rimini come 105ᵃ attività riconosciuta.
Tutto ebbe inizio con la ‘prima cottura’, che risale all'ottobre del ‘34, inizialmente come prova per testare il nuovo forno a vapore in muratura alimentato a carbone, che manteneva il calore per molte ore permettendo di cuocere fino a sera non solo pane e dolci di produzione propria, ma anche teglie di pietanze portate dalle famiglie del vicinato. L'inaugurazione ufficiale avvenne all'inizio del 1935, dando vita alla produzione di pane, grissini, fette biscottate, cornetti ferraresi e il caratteristico "pane per marinai" a forma di ciambelle, molto asciutte, studiate per essere conservate durante la navigazione.
Durante i tragici anni '40 e la seconda guerra mondiale, il panificio non interruppe mai la produzione. Nonostante i bombardamenti che colpirono anche il giardino antistante l'attività lasciando un grosso cratere - oggi occupato da un imponente albero di cedro - il fondatore Livio Grazi continuò a sfornare pane per la città. In particolare, distribuiva le pagnotte anche a persone e famiglie prive della “tessera annonaria”, quel documento che durante il razionamento alimentare imposto dal regime, permetteva l'acquisto di cibo. Un gesto di solidarietà che testimonia il ruolo sociale dell'attività nei momenti più difficili della storia cittadina.
Il panificio rappresenta un esempio virtuoso di continuità familiare, arrivato alla 4ᵃ generazione di gestori. Fondato da Livio Grazi, che lo gestisce fino al 1964, passa quindi al figlio Umberto che lo ha guidato fino a qualche anno fa. Oggi alla direzione del forno troviamo la terza e 4ᵃ generazione: Livia, che porta il nome del nonno fondatore, insieme al fratello Giulio e alla figlia Federica di 28 anni, che lavorano con passione insieme a numerosi dipendenti, alcuni dei quali operano nell'attività da 40 anni.
L'evoluzione dell'attività poi ha attraversato diverse fasi di modernizzazione. Intorno agli anni '60 il laboratorio venne dotato di macchinari moderni e il forno fu convertito. Dagli anni '70 a oggi il panificio ha continuato costantemente a evolversi, migliorando il servizio, anche con distribuzione a domicilio. Si è passati dalla tradizionale produzione di pane "a pasta dura" tipo 'coppie', 'penne mantovane' e 'alberghiero', al primo pane speciale rappresentato dalla soia, fino ai più elaborati con farine speciali come curcuma, segale, avena e farro. Nel tempo è stata inserita anche la produzione dolciaria, che comprende ciambelle classiche e farcite, crostate, biscotti semplici e variegati.
La bottega custodisce la memoria storica anche attraverso tante fotografie esposte all’interno del locale, tra cui quella del fondatore Livio Grazi e una suggestiva foto aerea del 1955, tratta dall'archivio fotografico del Comune di Rimini. Quest'ultima ritrae il teatro Galli e l'area del mercato, con il forno evidenziato a colori nella stessa posizione in cui si trova ancora oggi, di fronte allo sferisterio.
“Il riconoscimento del Panificio Grazi - precisa l’assessore alle attività economiche Juri Magrini - arricchisce il patrimonio delle attività storiche riminesi, testimoniando come tradizione e innovazione possano convivere mantenendo viva la memoria e l'identità di una comunità. Una memoria che viene mantenuta anche attraverso l’iscrizione all'Albo Comunale delle Botteghe Storiche e dei Mercati Storici che venne attuata dall’Amministrazione nel 2009”.