“Paghiamo per beni che già possediamo”: Rimini sfida lo Stato sul federalismo demaniale
Dall’area del Triangolone al lungomare, immobili comunali soggetti a una tassa senza scadenza

Il Comune di Rimini sta lavorando ad un documento, che possa essere la base di un emendamento da presentare al Governo per modificare il provvedimento legislativo che dal 2013 che ha introdotto la riduzione di trasferimenti erariali a seguito dell’assegnazione di immobili da parte dello Stato ai Comuni nell’ambito del federalismo demaniale.
Obiettivo del documento, spiegano da palazzo Garampi,"è quello di intervenire su una storpiatura della norma che di fatto costringe gli enti locali a versare un canone allo Stato per un tempo illimitato, per beni immobili che sono stati formalmente acquisiti dagli enti locali stessi". In pratica, è come se un soggetto acquistasse la casa in cui viveva come affittuario, ma fosse costretto a continuare a versare l’affitto, per altro senza una scadenza.
La norma arriva a seguito del “Federalismo demaniale”, che ha visto lo Stato cedere al Comune di Rimini beni immobili (quali ad esempio l’area del Triangolone, per citare una delle più ampie fino alle aree di fregio del lungomare) sui quali poter intervenire ai fini della riqualificazione e valorizzazione. A forma di rimborso per questa cessione, lo stato si rivale sulle amministrazioni locali attraverso la riduzione dei trasferimenti erariali, che per il Comune di Rimini sono quantificati in circa 291 mila euro anni.
Ad oggi sono state già state trattenute al Comune (quindi pagate dall’Ente) tre quote, per un totale di quasi 873mila euro. A questo si aggiungono arretrati già pagati pari a 2,5 milioni e quelli che saranno richiesti ancora dallo Stato, per ulteriori 4,3 milioni che sono già stati accantonati in via prudenziale in bilancio.
"Ciò che preoccupa però è che la norma, come detto, non preveda un termine per il versamento di questo oneroso ‘obolo’ da parte dell’ente locale, richiesto quindi per un tempo indeterminato, senza scadenza. Oltretutto, nell’eventualità che anche il Comune volesse vendere o alienare i beni, lo Stato si tratterrebbe comunque il 25% di quanto incassato", evidenzia l'amministrazione comunale. Così gli uffici comunali stanno lavorando per elaborare un documento che metta in luce questa anomalia che comporta un’emorragia di risorse per i Comuni, affinché possa essere la base di un emendamento correttivo all’attuale norma.