Pennabilli, alla mostra spunta un capolavoro: una splendida madonna orante del '600
La 53° edizione della Mostra Mercato Nazionale d’Antiquariato impreziosita dall'opera del Sassoferrato

Nella suggestiva cornice del Teatro Vittoria di Pennabilli l’antiquario Altomani & Sons presenta un quadro di grande valore artistico e storico che è stato testimone di un tratto turbinoso della storia d’Italia.
Il quadro è la “Madonna Orante con velo blu”, un olio su tela di 75,9 x 60,9 cm montato all’interno di una cornice dorata di 91,8 x 77,2 cm, capolavoro di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato (Sassoferrato, 1609 – Roma, 1685).
A riprova del suo alto pregio artistico e storico, l’opera è in procinto di essere acquisita da un importante ente statale che ne consentirà un’adeguata valorizzazione rendendola definitivamente disponibile a pubblico e studiosi.
Una significativa testimonianza grafica del percorso storico della Madonna Orante è costituita dalla tempera di Elie-Honoré Montagny, custodita a Roma, presso la Casa Museo Mario Praz, che raffigura l’interno della Reggia di Napoli al tempo di Murat, in cui il capolavoro del Sassoferrato è chiaramente identificabile, assieme a due dipinti del Correggio, l’Ecce Homo e l’Educazione d’Amore, appeso alla parete sinistra della stanza.
Poiché a Pennabilli Antiquariato è stato consentito il privilegio di esporre la Madonna Orante in anteprima, si è deciso di inserirla in uno scenario in grado di esaltarne la bellezza e la fama che la contraddistinguono collocandola sul palco del Teatro Vittoria sul quale è stata disposta come sfondo di grande effetto scenografico proprio una imponente riproduzione di questa tempera, affiancata da una silhouette di Gioacchino Murat nelle pompose vesti di Re delle Due Sicilie.
Un’iscrizione su un foglio di carta apposto al verso della Madonna Orante recita: N° 18. / Quadro in tela di una Ma / donna in orazione di Sasso / ferrato. Comprato dal Cav[alier] Venuti per S. M. il Re / di Napoli dal Sig. Gregorio / Lanza. In Roma. È da questo momento che la storia del dipinto si lega a quella dell’Italia, cioè da quando – siamo nel 1802 – viene acquistato a Roma dal Cavalier Domenico Venuti (1745-1817) per conto del Re di Napoli Ferdinando IV ed entra a far parte della sua collezione. Nel 1805, dopo la vittoria di Austerlitz, Napoleone occupò il Regno di Napoli, dichiarò decaduta la dinastia borbonica e nominò re suo fratello Giuseppe Bonaparte; nel 1808 Giuseppe Bonaparte, a cui era stato assegnato il Regno di Spagna, venne sostituito da Gioacchino Murat, che governò sino al maggio 1815, e la Madonna Orante rimase nel Palazzo Reale di Napoli, entrando a far parte della collezione della Regina, Carolina Murat. Dopo la Restaurazione borbonica, dal 1825 fino al 1852, il dipinto entrò nella disponibilità del figlio di Ferdinando, Leopoldo di Borbone, Principe di Salerno (1790-1852); dopo la sua morte, ne divenne proprietario Louis-Henri-Joseph de Bourbon (1756-1830), Principe di Condé, che lo trasferì a Chantilly; per un breve periodo, dal 1854 al 1857, fece parte della collezione del Duca d’Aumale che negli anni del Secondo Impero era vissuto in esilio in Inghilterra a Orleans House presso Twickenham; nel 1857 venne messo all’asta da Christie’s di Londra e l’11 dicembre 1991 entrò a far parte dell’Asta Drouot, Lenormand & Dayen per essere trasferito a New York, in una collezione privata, dove rimase fino al 2023, quando, il 27 gennaio, venne posto nuovamente all’incanto e acquisito da Altomani & Sons.
Che l’opera sia di mano di Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato è testimoniato inequivocabilmente da un suo disegno preparatorio, eseguito a grafite su carta color pastello chiaro, conservato nelle Collezioni Reali di Londra, che riproduce con precisione la medesima figura femminile, mentre è ancora da ricostruire la vicenda successiva alla sua esecuzione, intorno agli anni Cinquanta del XVII secolo, e non è dato sapere se provenisse dal patrimonio di opere prodotte nella bottega romana del Sassoferrato o se sia esistito un facoltoso committente, ipotesi suggerita dalla particolare cura e dall’uso di pigmenti pregiati, come il lapislazzuli del ricco manto della Vergine.