Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti dice no: scontro frontale con il governo
Meloni parla di “invasione dei giudici”, Salvini denuncia una “scelta politica”. Schlein accusa la premier di voler scavalcare la Costituzione
Nuovo scontro istituzionale sul Ponte sullo Stretto di Messina. La Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess che ad agosto aveva approvato il progetto definitivo dell’opera. Le motivazioni saranno rese note entro 30 giorni, ma il governo annuncia di voler andare avanti comunque.
La premier Giorgia Meloni definisce la decisione “l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento”, mentre il vicepremier Matteo Salvini parla di “scelta politica e grave danno per il Paese”. Anche Antonio Tajani si dice “esterrefatto” per un’ingerenza giudiziaria nelle scelte strategiche.
Dall’opposizione, la segretaria del Pd Elly Schlein accusa Meloni di voler “mettersi al di sopra delle leggi”, mentre Angelo Bonelli (Avs) parla di “grande vittoria dello Stato di diritto” e chiede le dimissioni di Salvini.
Secondo la normativa, il governo può comunque forzare la procedura chiedendo al Consiglio dei ministri di deliberare la prosecuzione dell’opera: in tal caso la Corte apporrebbe un “visto con riserva”, segnalando la decisione al Parlamento.
Tra i rilievi dei magistrati contabili figurano dubbi sulle coperture economiche, sulle stime di traffico e sulla conformità del progetto alle norme ambientali, antisismiche ed europee. Nonostante le contestazioni, l’esecutivo ribadisce che l’iter si è svolto “nel pieno rispetto delle leggi italiane ed europee” e conferma l’intenzione di realizzare il ponte.
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