Prestazioni mediche urgenti e lunghe attese: il caso di una residente in Alta Valmarecchia

Il Comitato “Giù le mani dall’Ospedale Sacra Famiglia” segnala l'episodio e sollecita l'Asl

A cura di Grazia Antonioli Redazione
22 dicembre 2025 09:30
Prestazioni mediche urgenti e lunghe attese: il caso di una residente in Alta Valmarecchia -
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Una cittadina dell’Alta Valmarecchia, con urgenza oculistica certificata, non ha potuto ottenere la prestazione nei tempi necessari nel servizio pubblico ed è stata costretta a rivolgersi al privato, con costi elevati. Lo segnala il comitato “Giù le mani dall’Ospedale Sacra Famiglia” secondo cui questa situazione evidenzia un problema strutturale che penalizza i cittadini, favorisce il ricorso alla sanità privata e genera maggiori costi per il sistema pubblico.

La nota stampa del Comitato “Giù le mani dall’Ospedale Sacra Famiglia”

Il Comitato segnala un nuovo caso emblematico che mette in luce una criticità ormai strutturale nella gestione delle urgenze da parte dell’AUSL Romagna.

Una cittadina dell’Alta Valmarecchia, con urgenza oculistica certificata per rischio glaucoma, si è vista proporre dal CUP tempi di attesa del tutto incompatibili con la natura della prestazione. Di fronte all’impossibilità di ottenere l’intervento nei tempi clinicamente necessari, la paziente è stata di fatto costretta a rivolgersi al privato, dove l’iridotomia può essere eseguita rapidamente, ma con un costo di 200–300 euro per occhio. La cittadina ha quindi avviato la procedura di richiesta di rimborso, come previsto dalla normativa, segnalando formalmente all’AUSL l’impossibilità di accedere alla prestazione urgente nel servizio pubblico.

Il Comitato: “Il rimborso è un diritto, ma è la prova di un fallimento organizzativo”

“Quando un’urgenza certificata non trova risposta nel pubblico – dichiara il Comitato – non solo il cittadino subisce un danno, ma l’Azienda sanitaria si trova a sostenere costi maggiori attraverso i rimborsi. È un paradosso: il sistema pubblico non riesce a garantire la prestazione, e allo stesso tempo finisce per finanziare indirettamente la sanità privata.”

Secondo il Comitato, questa dinamica è ormai ricorrente e rappresenta un problema di sistema:

• mancano protocolli di urgenza realmente operativi

• le procedure sono disomogenee tra i diversi presidi

• e i cittadini delle aree interne sono penalizzati due volte: dalla distanza e dai tempi di attesa.

“Così si alimenta lo spopolamento e si indebolisce il presidio sanitario pubblico”

Il Comitato sottolinea che in territori fragili come l’Alta Valmarecchia, dove la sanità pubblica rappresenta un presidio essenziale, queste inefficienze contribuiscono allo spopolamento delle aree interne e alla perdita di fiducia nei servizi territoriali.

“Non è accettabile – prosegue il Comitato – che per un intervento urgente si debba ricorrere al privato o avviare una procedura di rimborso. L’urgenza deve essere gestita con percorsi rapidi, chiari e uniformi. È un dovere dell’AUSL garantire che nessun cittadino sia costretto a pagare di tasca propria per una prestazione urgente.”

La richiesta all’AUSL Romagna

Il Comitato chiede al Direttore del Distretto e alla Direzione Generale AUSL Romagna di:

• attivare protocolli di urgenza realmente funzionanti

• uniformare le procedure tra Cesena, Riccione e gli altri presidi

• garantire tempi compatibili con le prescrizioni specialistiche

• evitare che il ricorso al privato diventi l’unica soluzione praticabile.

“Il diritto alla salute non può dipendere dal portafoglio del cittadino. La sanità pubblica deve essere messa in condizione di funzionare, soprattutto quando c’è un’urgenza.”

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