Regionali, il giorno dopo: tra referendum e 2027 si apre la partita delle riforme
Meloni guarda a nuova legge elettorale e referendum sulla giustizia. Schlein rilancia il campo largo e avverte: “Ha paura”. Nel Sud il centrosinistra avanza, ma pesa l’astensione
Il giorno dopo le Regionali in Veneto, Campania e Puglia, il quadro politico nazionale si riorienta già verso le prossime sfide: il referendum costituzionale sulla giustizia e l’orizzonte delle Politiche 2027.
La premier Giorgia Meloni, forte del risultato complessivo del centrodestra, apre a una riflessione sulla legge elettorale: Forza Italia spinge per un sistema proporzionale con premio di maggioranza, soluzione considerata utile a garantire stabilità e rappresentanza. Sullo sfondo cresce però l’allarme per l’astensione, in continua ascesa e divenuta ormai uno dei protagonisti involontari del voto.
In Veneto si conferma la netta affermazione di Stefani, mentre Luca Zaia, che fa il pieno di preferenze, rilancia l’idea di una “doppia Lega” modellata su Csu e Cdu tedesche, riaccendendo il dibattito interno al Carroccio.
Sul fronte del centrosinistra la segretaria del Pd Elly Schlein chiama a raccolta il campo largo e apre a possibili primarie per la leadership futura, sostenendo che la maggioranza “ha paura” del fronte progressista. I dem risultano primo partito in Campania, mentre in Puglia il milione di voti per Antonio Decaro consolida la spinta del centrosinistra. Rimane fuori dal Consiglio regionale Nichi Vendola, figura simbolica della sinistra pugliese.
I due nuovi governatori del Sud, entrambi di area progressista, sono stati eletti anche con una quota significativa di voti provenienti dal centrodestra, segno di un elettorato più mobile e meno schierato. Un quadro che rende il percorso verso il 2027 ancora più aperto, tra nuove alleanze, riforme e una partecipazione popolare da riconquistare.
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