Rimini: quasi 10mila assunzioni previste entro novembre, ma 8 su 10 a tempo determinato
Gli ingressi previsti nel mese di settembre sono complessivamente 8.300, di cui 4.520 a Forlì-Cesena e 3.780 a Rimini


Dalle analisi occupazionali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, per il trimestre settembre-novembre 2025 sono 21.490.
Gli ingressi previsti nel mese di settembre sono complessivamente 8.300, di cui 4.520 a Forlì-Cesena e 3.780 a Rimini. Il dato rappresenta il 16,6 % del dato regionale (50.000 entrate programmate) corrispondente a sua volta all’8,8% degli ingressi previsti in Italia (569.000). L’incidenza della regione sul dato nazionale è costante, mentre l’area Romagna perde altri 4 punti percentuali rispetto all’Emilia-Romagna, col finire della stagione turistica estiva.
Le previsioni occupazionali provinciali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna sono elaborate dalle analisi di Excelsior Informa, il Bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle Camere di commercio italiane.
In provincia di Rimini gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) per il trimestre settembre-novembre 2025, sono 9.780. Per il mese di settembre le entrate previste sono 3.780.
Preponderante l’impiego dei contratti a tempo determinato, in misura pari all’85%.
Per quanto riguarda le entrate nel trimestre, i 5 principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i Servizi di alloggio/ristorazione/turismo, con 1.180 ingressi previsti, Servizi alle persone con 850, il Commercio con 390, le Costruzioni con 320 e i Servizi operativi a supporto delle imprese e delle persone con 210.
Le entrate previste si concentrano per il 79% nel settore servizi, che comprende commercio, alloggio e ristorazione, servizi alle imprese e alle persone e nel 58% dei casi in imprese con meno di 50 dipendenti, micro e piccole.
Una quota pari al 27% delle assunzioni previste riguarderà giovani con meno di 30 anni, mentre il 14% delle imprese prevede di assumere personale immigrato.
Nel 63% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore; in 49 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati (+9 p.p.).
Focus: mismatch e previsioni quinquennali
Secondo due scenari di previsione, nei prossimi cinque anni (2025 – 2029) il mercato del lavoro italiano potrà esprimere un fabbisogno compreso tra 3,3 e 3,7 milioni di occupati.
La maggior parte del fabbisogno sarà determinata dalle necessità di sostituire i lavoratori in uscita dal mercato del lavoro (dall’82 al 93% del totale); la parte rimanente, la cosiddetta expansion demand, riguarderà le professioni emergenti.
Diversi fattori di rischio potrebbero influenzare queste previsioni, tra cui il rallentamento del commercio internazionale, l'aumento dei prezzi dei beni energetici e delle materie prime con conseguente accelerazione dell'inflazione, oltre all’incertezza dovuta alla diffusa instabilità geopolitica. Si stima, inoltre, che la piena attuazione del PNRR potrebbe generare fino a 809.000 posti di lavoro tra il 2025 e il 2029.
Analizzando i dati relativi alle filiere settoriali, emerge un fabbisogno particolarmente rilevante nella filiera del "commercio e turismo", con una previsione compresa tra 574mila e 702mila occupati (18% del fabbisogno totale). Altre quattro filiere presenteranno richieste significative di lavoratori nel quinquennio: "altri servizi pubblici e privati" con un fabbisogno previsto di 512-544mila occupati, includendo servizi operativi per imprese e persone, oltre alla Pubblica Amministrazione; seguono "salute" con 417-443mila unità, "formazione e cultura" con 373-421mila unità e "finanza e consulenza" con 362-420mila unità.
La Lombardia determinerebbe oltre il 18% dell’intero fabbisogno nazionale, seguita da Lazio con 10%, Veneto 8,6%, Campania 8,5%, Emilia-Romagna 8,4% (275-313mila unità) e Sicilia 6,7%.
Il fabbisogno complessivo stimato è di circa 617mila lavoratori stranieri da parte dei settori privati, corrispondente a oltre un quinto della domanda (21,1%); dovrebbe incidere maggiormente nell’agricoltura (34,3%) e nell’industria (28,1% in media); a livello di filiera nella “moda” si stima un picco di fabbisogno del 47,1%, nella “mobilità e logistica” per il 33%, “agroalimentare” al 31,8%, “costruzioni e infrastrutture” 29,4% e “legno e arredo” 27,8%.
Il 39% del fabbisogno nel quinquennio dei settori privati e pubblici dovrebbe interessare dirigenti, specialisti e tecnici, mentre le professioni commerciali e dei servizi assorbiranno il 21%, gli impiegati il 15%, gli operai specializzati l’11% e i conduttori di impianti il 6%.
Si prevede che il 38% del fabbisogno occupazionale del quinquennio riguarderà professioni per cui è richiesta una formazione terziaria (laurea, diploma ITS Academy o AFAM), il 4% profili richiederà il diploma liceale e il 46% personale in possesso di una formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale. Nell’istruzione terziaria sarà elevato il fabbisogno di persone con un titolo in ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) 87.400 annui, oltre il 25% del numero di giovani in possesso di questo tipo di formazione che faranno ingresso nel mercato del lavoro di 69.700 annui; il mismatch più rilevante tra domanda e offerta di lavoro. Nella formazione secondaria tecnico-professionale, il fabbisogno previsto potrebbe superare del 21% l’offerta, mentre più accentuato sarà il mismatch relativo ai percorsi dell’Istruzione e Formazione Professionale, per i quali il fabbisogno atteso sarà circa il doppio dell’offerta.