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Rimini: sempre meno spiagge libere. La protesta di Potere al Popolo

Le spiagge sono di tutti, non un bancomat per privati

A cura di Redazione
19 maggio 2025 13:12
Rimini: sempre meno spiagge libere. La protesta di Potere al Popolo - Manifestazione per le spiagge libere
Manifestazione per le spiagge libere
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A Rimini si sta consumando, secondoPotere al Popolo Rimini, l’ennesimo atto di privatizzazione strisciante ai danni della collettività. A pochi giorni dall’apertura della stagione balneare, il Comune non ha rinnovato l’affidamento del servizio di salvataggio sulle spiagge libere alla cooperativa sociale Ondanomala, una realtà che da oltre 12 anni garantisce sicurezza, inclusione e assistenza nelle poche porzioni di costa non in mano ai privati.


Dodici lavoratori e lavoratrici, alcuni appartenenti a categorie protette, si ritrovano oggi senza risposte e senza lavoro, abbandonati – secondo il movimento – da un’amministrazione che privilegia gli appalti al ribasso. Nel frattempo, sulle spiagge libere spuntano torrette private montate da soggetti legati ai concessionari. Per Potere al Popolo Rimini non si tratta di una coincidenza, ma di una precisa scelta politica.


Ondanomala, afferma il movimento, non è un’impresa qualunque: è una cooperativa sociale, un’istituzione operaia che coniuga professionalità, solidarietà, inclusione e difesa dei beni comuni. Ha garantito per anni un servizio pubblico con standard elevati, senza piegarsi alla logica del massimo ribasso, offrendo lavoro stabile a chi spesso viene escluso: persone con disabilità, categorie fragili, chi cerca un impiego dignitoso.
Il Comune, invece di tutelare e rafforzare questa esperienza, l’ha espulsa dal sistema senza fornire spiegazioni. E la posta in gioco, secondo Potere al Popolo, va ben oltre i 12 posti di lavoro: riguarda la visione stessa di cosa debba essere una città.

Le spiagge sono di tutti, non un bancomat per i privati
A Rimini, fa notare Potere al Popolo, solo il 5-6% della costa è ancora pubblica. Il resto è stato progressivamente ceduto ai concessionari, che ne fanno un uso commerciale, esclusivo e spesso legato a pratiche opache dell’economia sommersa.
Le ultime spiagge libere, sottolinea il movimento, sono sopravvissute solo grazie alla mobilitazione popolare: comitati, movimenti, cittadine e cittadini che hanno difeso il diritto al mare contro la logica del profitto.
Eppure il Comune non solo non difende queste isole di resistenza, ma le smantella pezzo dopo pezzo: toglie il salvataggio pubblico, permette l’occupazione privata, esclude chi lavora per il bene comune. Il tutto piegandosi al consueto ricatto: o si accetta la logica del profitto, o si viene esclusi.

Il modello Rimini è un fallimento: profitti privati, lavoro povero, territorio venduto
Da anni Rimini viene promossa come “città dell’esperienza”, un modello turistico fondato su eventi, gastronomia e intrattenimento per attrarre investitori e turisti da “vivere come un local”.
Ma se un turista provasse davvero a vivere da local, si accorgerebbe della precarietà cronica, dei salari insufficienti, delle esternalizzazioni e dello sfruttamento diffuso.
Secondo Potere al Popolo, la città vive di turismo ma sfrutta senza remore chi lo rende possibile: camerieri, bagnini, operatori dei servizi, educatrici, lavoratori stagionali e intermittenti. I beni comuni vengono trasformati in merce di scambio tra politica e rendita. Il Comune, da presidio dei diritti sociali, si comporta ormai come un agente immobiliare che svende pezzi di città.

Il movimento rivendica una Rimini dove le spiagge siano davvero pubbliche, accessibili, gestite da chi le vive con spirito di servizio e non di profitto.
Una Rimini che valorizzi il lavoro, investa nella cooperazione sociale, nell’inclusione e nella giustizia.

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