Rimini: si fa giustizia da solo e manda in coma un tunisino
'Temevo per la mia vita', spiega l'accusato

Il 35enne riminese, agli arresti domiciliari per tentato omicidio, ha dichiarato di aver agito per legittima difesa. Ha spiegato alla giudice Raffaella Ceccarelli di aver colpito il tunisino di 37 anni con un casco da motociclista perché temeva per la sua sicurezza, vedendo l’uomo con un coccio di bottiglia rotto. Il riminese, difeso dall’avvocato Giuliano Renzi, potrà uscire di casa al mattino per lavorare mezza giornata. (Vedi notizia)
Secondo le indagini, il nordafricano, appena uscito dal carcere e sospettato di aver compiuto tre rapine quella sera, 13 luglio) era stato seguito dal riminese fuori dal locale sul lungomare. L’uomo, vedendolo rompere una bottiglia, lo ha colpito in testa, provocandogli una caduta che lo ha lasciato in coma.
Il giudice ha osservato che il 35enne ha cercato di farsi “giustizia da sé”, mentre lui insiste di aver agito per proteggere sé stesso e gli altri, avendo già chiamato il 112 senza ricevere risposta.