Rimini verso i nidi gratuiti. Le dichiarazioni della Vicesindaca
La Vicesindaca Chiara Bellini rinnova l'impegno verso i nidi gratuiti
La Vicesindaca Chiara Bellini traccia un bilancio delle politiche educative e sociali di Rimini, spiegando come il sostegno alle donne e ai servizi per l’infanzia stia trasformando la città.
Le dichiarazioni
«Un percorso che parte da lontano e che questa amministrazione ha scelto di rendere subito concreto, fin dai primi giorni, con un provvedimento dal forte valore simbolico e sociale: i nidi gratuiti. Negli ultimi anni questo cammino ha conosciuto un’accelerazione importante, rendendo ancora più chiara la direzione da seguire. Il 2025 lo ha confermato e ha tracciato la prospettiva dei prossimi anni: investire sulle donne, sul lavoro, sull’educazione come volano dello sviluppo locale. In Europa ci sono Paesi che stanno crescendo perché hanno capito che la vera leva dello sviluppo è la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Anche noi, nel nostro territorio, stiamo costruendo questo modello, passo dopo passo, con risultati concreti.
Oggi a Rimini il tasso di occupazione femminile tra i 25 e i 49 anni è del 67,98%. È un dato che negli ultimi anni ha continuato a crescere lentamente ma con costanza, come abbiamo più volte ricordato: Rimini non sta convergendo verso gli standard italiani, ma verso quelli europei. E questo non accade per caso, ma perché abbiamo scelto di mettere le politiche educative al centro della strategia di sviluppo della città.
Negli ultimi anni abbiamo aumentato in modo significativo i posti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, sia pubblici sia privati convenzionati. Grazie agli investimenti del PNRR abbiamo aperto nuove strutture, ampliato quelle esistenti e costruito un modello di collaborazione pubblico‑privato che sostiene le realtà educative del territorio e allo stesso tempo mette a disposizione della comunità posti aggiuntivi a funzione pubblica. Ogni posto in più è una possibilità in più per una madre di lavorare, formarsi, scegliere.
Abbiamo anche introdotto un criterio innovativo per l’accesso ai nidi: il punteggio da “occupata” viene riconosciuto anche alle donne in cerca di lavoro, purché impegnate in un patto di ricerca attiva con il Centro per l’Impiego. È una misura semplice, ma potentissima. Oggi il 14% delle madri che hanno un figlio nei nidi comunali è disoccupata ma in ricerca attiva. Significa che abbiamo liberato tempo, energie e opportunità per decine di donne che vogliono rientrare nel mondo del lavoro. La cura della famiglia non deve diventare un ostacolo all'espressione lavorativa e sociale delle madri, e sostenere una strategia per la conciliazione è la strada avviata, che intendiamo proseguire.
Questa trasformazione si vede anche nei dati sulla formazione. A Rimini la percentuale di residenti tra i 25 e i 39 anni con un titolo universitario è passata dal 26,2% nel 2018 al 35,7% nel 2024. È un salto enorme in soli sei anni, e sappiamo che — come nel resto d’Italia e dell’Emilia‑Romagna — le donne rappresentano stabilmente la maggioranza dei laureati. A livello nazionale sono circa il 56% degli iscritti universitari, e anche il Campus di Rimini riflette questa tendenza, con una forte presenza femminile nei corsi di economia, moda, benessere, turismo e scienze sociali, dove le studentesse sono tradizionalmente prevalenti.
Tutto questo ci dice una cosa molto semplice: quando una città investe nei servizi educativi, quando sostiene la conciliazione, quando riconosce il valore del lavoro femminile, allora cresce. Cresce economicamente, cresce socialmente, cresce culturalmente. Rimini sta dimostrando che un’altra idea di sviluppo è possibile: uno sviluppo che non scarica solo sulle famiglie, e sulle donne in particolare, il peso della cura, che non considera la maternità un limite, che libera il potenziale di ciascuna e di ciascuno.
Il nostro impegno per il nuovo anno è chiaro: continuare su questa strada con ancora più forza. Perché il futuro di Rimini passa da qui: dalla libertà delle donne di lavorare, studiare, partecipare. E dal diritto dei bambini e delle bambine di crescere in una comunità che investe su di loro. È così che si costruisce una città più giusta, più moderna, più europea.»
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