Strage di Paderno, le motivazioni della condanna

“Riccardo scaltro e attratto dal nazismo”: i giudici spiegano perché non gli è stato riconosciuto il vizio di mente

A cura di Glauco Valentini Redazione
29 settembre 2025 16:29
Strage di Paderno, le motivazioni della condanna - © Ansa
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Un “manipolatore scaltro e attratto dal nazismo”. Così viene descritto Riccardo Chiarioni, condannato a 20 anni di carcere per la strage avvenuta nel 2024 a Paderno Dugnano (Milano), quando, a soli 17 anni, uccise il padre, la madre e il fratello di 12 anni.

Nelle motivazioni della sentenza, i giudici ricostruiscono la dinamica e le ragioni del delitto, sottolineando come l’imputato fosse guidato da un pensiero “stravagante e bizzarro”: l’idea di poter raggiungere una sorta di “immortalità” attraverso l’eliminazione dei propri familiari.

La Corte non ha accolto la tesi della difesa, che aveva insistito sul riconoscimento del vizio parziale di mente, avvalorato anche dalle perizie psichiatriche. Secondo i giudici, infatti, “le alterazioni della personalità presentate dall’imputato non lo hanno reso né totalmente, né parzialmente incapace di intendere e di volere”.

Particolare rilievo è stato dato alla pianificazione del massacro e ai dettagli escogitati dal ragazzo per depistare le indagini. Tra questi, la scelta di tagliare una maglietta nera per coprire l’impugnatura del coltello, così da non lasciare impronte.

Un quadro che, per i magistrati, conferma la piena lucidità e la consapevolezza di Chiarioni nel momento in cui decise di sterminare la sua famiglia.

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