Trasforma l’impresa in attività Covid e non dichiara i redditi: scatta la condanna
Difeso dall’avvocato Antonio Pelusi, l’imputato è stato assolto per intestazione fittizia ma condannato per omessa comunicazione alla Guardia di Finanza delle variazioni patrimoniali durante gli anni della pandemia

Un imprenditore è stato assolto dalle accuse di trasferimento fraudolento di valori e intestazione fittizia, ma condannato a 2 anni e 2 mesi per non aver comunicato variazioni patrimoniali superiori a 10mila euro negli anni 2018, 2019 e 2021, obbligo previsto dal regime di sorveglianza speciale.
L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza durante la pandemia, era partita da un’intercettazione in cui l’uomo commentava: «sto coronavirus è stato proprio un buon affare». Secondo l’accusa, avrebbe trasformato un’attività di lavaggio auto in una ditta di sanificazioni, senza comunicarlo alle autorità competenti.
Il Tribunale di Rimini ha assolto anche gli altri tre coimputati. La difesa, sostenuta dall’avvocato Antonio Pelusi, ha dimostrato che l’incriminato percepiva un reddito modesto (circa 800 euro mensili) e svolgeva regolarmente attività lavorativa. La pena inflitta è risultata comunque inferiore rispetto ai 7 anni e 2 mesi richiesti dal pubblico ministero.