Ultras scatenati a Rimini: agguato pre-derby, si indaga per vendetta
La prossima partita si giocherà a porte chiuse. Indagini in corso e condanna unanime delle istituzioni

Potrebbe essere stata una vendetta programmata quella di martedì sera, prima della gara-2 dei playoff promozione tra RivieraBanca Rimini e Unieuro Forlì. L’aggressione, avvenuta davanti a un bar in via Redi, sembrerebbe collegata all’assalto ai tifosi del Cesena a Bellaria. È questa l’ipotesi principale al vaglio degli inquirenti.
Intorno alle 20, circa cinquanta ultras forlivesi, con volti coperti e armati di bastoni, spranghe e fumogeni, hanno attaccato un gruppo di tifosi riminesi seduti al bar. L’azione è stata rapida e violenta, ma all’arrivo della polizia gli aggressori si erano già spostati verso un parcheggio vicino, dove sono stati identificati e ricondotti sotto scorta al palazzetto Flaminio, in base al piano di sicurezza predisposto dalla Questura.
Nessun ferito grave, ma ingenti i danni: sedie e tavoli distrutti, due auto danneggiate e vetri ovunque. La polizia sta ora ricostruendo le responsabilità individuali attraverso le immagini delle telecamere e le testimonianze.
L’episodio ha portato alla decisione di disputare la prossima partita, in programma venerdì a Forlì, a porte chiuse.
Dura la reazione delle istituzioni. Il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, ha definito l’episodio “vergognoso”, sottolineando che non si tratta di tifosi, ma di delinquenti. Anche esponenti politici come Jacopo Morrone (Lega) e Alice Parma (Pd) hanno espresso solidarietà alle squadre e alle tifoserie sane, chiedendo tolleranza zero verso gli autori dell’assalto.
Michela Gabellini, titolare del bar colpito, ha raccontato alla stampa locale, i momenti di terrore vissuti: «Sono entrati in azione quando sapevano che il bar era quasi vuoto. Hanno agito da codardi». Ha poi lodato la reazione dei clienti e dei residenti, accorsi subito dopo per aiutare a ripulire la zona. «Chi si presenta con spranghe e bombe carta non è un tifoso – ha detto – ma un violento che nulla ha a che vedere con lo sport vero».