Un’architettura che ti lascia sorpreso: il villino che ha cambiato Rimini per sempre

Scopri il Villino Cacciaguerra di Rimini: architettura liberty, dance club celebre e curiosità finale sulla torretta.

A cura di Redazione
30 luglio 2025 10:00
Un’architettura che ti lascia sorpreso: il villino che ha cambiato Rimini per sempre - Foto: Il Malatestiano/Wikipedia
Foto: Il Malatestiano/Wikipedia
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Nel cuore di Marina Centro, Rimini, tra viali alberati e alberghi storici, si erge un edificio che racconta un secolo di eleganza, mondanità e trasformazioni urbane: è il Villino Cacciaguerra, considerato uno dei più rappresentativi esempi di architettura liberty della Riviera romagnola. Edificato tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento per volere della famiglia Cacciaguerra, notabili riminesi, sorge su Viale Vespucci, un tempo arteria esclusiva di ville signorili e passeggiate aristocratiche.

Ciò che subito colpisce è la sua torre ottagonale sormontata da una lanterna in vetro, dettaglio unico che ha fatto del villino un’icona della Rimini balneare elegante. Ma se la sua bellezza architettonica colpisce ancora oggi, la sua storia lo rende quasi leggendario: a partire dagli anni Trenta, infatti, l’edificio venne trasformato in un locale notturno esclusivo, il celebre Adriatic Embassy Club, noto come “il giardino incantato” per la raffinatezza dei suoi spazi, i giochi d’acqua e di luce e l’atmosfera rarefatta che offriva ai suoi ospiti. Qui si mescolavano politici, attori, musicisti e nobili, tutti attratti dalla magia notturna che il villino era capace di evocare.

Una dimora liberty diventata tempio della mondanità

L’architettura del Villino Cacciaguerra è un raffinato intreccio di decorazioni floreali, ringhiere in ferro battuto e affreschi geometrici, tipici del liberty italiano. L’elegante scalone d’ingresso e la terrazza panoramica erano spesso teatro di feste private e ricevimenti in stile belle époque. Durante gli anni Trenta, il locale divenne il fulcro della vita notturna della Rimini d’élite: l’ingresso era severamente regolato – smoking per gli uomini, abito lungo per le donne – e le serate si aprivano con concerti jazz o tango argentino, per poi proseguire tra drink, danze e chiacchiere mondane

Le cronache dell’epoca parlano di spettacoli pirotecnici, arpe suonate dal vivo, fontane zampillanti e camerieri in livrea. Era un luogo dove la Riviera mostrava il suo volto più sofisticato, lontano anni luce dalla Rimini del turismo di massa che sarebbe arrivata dopo. La terrazza principale, decorata con colonne bianche e lampioni in stile floreale, divenne presto uno dei luoghi più fotografati dell’intera costa adriatica.

Da simbolo liberty a progetto di recupero urbano

Con il passare degli anni e il mutare dei costumi, il Villino Cacciaguerra cambiò volto e gestione, assumendo il nuovo nome di Embassy Club sotto la direzione dei fratelli Semprini, pionieri dell’intrattenimento locale. Tra gli anni ’50 e ’70, il club visse una seconda epoca d’oro: sulle sue pedane si esibirono giganti della musica italiana come Mina, Fred Buscaglione, Ornella Vanoni, Johnny Dorelli e molti altri. 

Divenne così uno dei centri simbolo della “dolce vita” riminese, capace di attrarre personaggi dello spettacolo e un pubblico elegante e fedele. Tuttavia, come spesso accade, il tempo logora anche i luoghi mitici: negli anni Duemila il complesso venne dichiarato in stato di degrado e abbandonato. Solo nel 2009 il Comune di Rimini avviò un processo di riqualificazione, approvando un ambizioso progetto urbano per il recupero dell’intero isolato: pedonalizzazione, giardini pubblici, piazze e spazi culturali che ruoteranno attorno alla rinascita del Villino. L’intervento mira non solo a restaurare l’edificio, ma a riportarlo al centro della vita cittadina, trasformandolo in uno spazio di memoria, arte e socialità contemporanea.

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