Un’enigmatica terra di sabbia e mistero | Le dune fossili di Massenzatica e l’antico mare che cambiò tutto
Dune Fossili di Massenzatica, fra Mesola e Ferrara: la linea di costa dell’Età del Bronzo vive ancora tra sabbie, volpi e orchidee rare.

A un’ora da Rimini, nel cuore del Delta ferrarese, affiora l’unica sequenza di dune preistoriche conservate dell’Emilia Romagna. La Riserva naturale orientata Dune Fossili di Massenzatica (53 ha) custodisce otto metri di “colline di sabbia” nate quando il mare lambiva Mesola, poi ritiratosi di oltre 15 km. Oggi le paleodune emergono come un’isola selvaggia in un oceano di campi coltivati, raccontando tremila anni di mutazioni dell’Adriatico e del Po.
Geologia viva e memoria dell’Adriatico
Le dune di Massenzatica sono i resti dell’antica spiaggia dell’Età del Bronzo: sedimenti marini fissati dai venti e consolidati dalle radici di graminacee psammofile. Sopra queste sabbie spiccano fossili di conchiglie e tracce di ondulazioni — prove tangibili dell’antico litorale databile a circa 1200 a.C.; il Po, avanzando con i suoi detriti, spinse poi la costa verso est. Le “colline di sabbia” divennero così retro-dune interne, oggi alte fino a otto metri, dichiarate Sito di Importanza Comunitaria IT4060010 e Zona di Protezione Speciale nel 2000.
Un’oasi di specie psammofile tra sabbia e cielo
Sulle creste aride prosperano elicriso, daphne e ginepro coccolone; nel sottobosco spuntano orchidee Ophrys mentre salici e pioppi colonizzano gli avvallamenti più umidi. Questo mosaico attira upupa, gruccione e assiolo, nonché una rete di insetti steppici rarissimi in Italia. Tra i mammiferi domina la volpe, che scava tane multilabirinto nei fianchi sabbiosi. L’habitat, quasi scomparso dalle pianure padane, è monitorato da ARPAE e gestito in parte dal WWF, che ha creato un centro visite con passerelle sopra le dune per ridurre il calpestio.
Progetti, turismo lento e… conchiglie tra i filari
Massenzatica sperimenta fitoparatie di salicornia contro l’erosione e un piano di citizen science per contare le farfalle psammofile: le visite guidate partono ogni weekend da Italba, frazione di Mesola, e prevedono soste nei vecchi rifugi bellici scavati nella sabbia. L’agricoltura circostante recupera oggi la sabbia fossile — ricca di minerali marini — per alleggerire il terreno dei vigneti di Fortana. Curiosità finale: nei solchi di un vigneto a ridosso della riserva, nel 2019, i ricercatori hanno rinvenuto gusci di ostrica antichi oltre 2500 anni: cimeli di un mare perduto che riaffiorano durante l’aratura primaverile.