Velvet e Slego: l’anima ribelle della Riviera
Ramones, Nico, Litfiba: quando la musica internazionale faceva tappa a Rimini

Di Mary Cianciaruso
C’è stato un tempo in cui la Riviera non era solo discoteche patinate, cocktail e tormentoni estivi. C’era un’altra scena, fatta di suoni ruvidi, concerti affollati, notti lunghe in cui la musica era molto più di un sottofondo. Lo Slego prima, e il Velvet poi, hanno rappresentato questo mondo alternativo, diventando due punti di riferimento per la cultura musicale indipendente in Italia.
Lo racconta il libro “Slego e Velvet. La prismatica riviera del rock”, pubblicato da Simonetta Belli e Valentina Secci per Italica Edizioni. Una raccolta di ricordi, scalette, aneddoti che restituisce l’atmosfera di un periodo in cui la passione bastava a far partire un locale, un concerto, un movimento. Quando il profitto non era al centro, e il vinile giusto contava più di un incasso pieno.
Tutto comincia negli anni Ottanta, quando a Viserba, in una Casa del Popolo, nasce lo Slego. Un club ruvido e rivoluzionario che diventa, in pochi anni, il cuore pulsante della scena underground italiana. Qui, tra risse e sbronze, amori fugaci e fumose serate danzanti, arrivano band internazionali come i Ramones, che incendiano la pista in una delle notti più leggendarie della storia del locale. C’erano centinaia di persone stipate sotto il palco, il pogo era un’onda continua, e il rock scardinava ogni confine. E poi Nico, l’enigmatica voce dei Velvet Underground, che portò sul palco uno dei momenti più intensi e sospesi mai vissuti in Riviera: una serata di silenzi, oscurità e bellezza glaciale.
Ma anche gli italiani scrivevano la storia: fu proprio allo Slego che i Litfiba tennero il loro primo concerto fuori da Firenze, con un live ruvido e potente che aprì le porte al rock mediterraneo nel cuore della Romagna. Lo Slego non era solo un locale, ma un punto di ritrovo. Il pubblico era variegato, spesso disordinato, ma con un’identità forte. Un posto in cui si poteva ascoltare buona musica, ma anche incontrarsi, confrontarsi, crescere. Quando nel 2000 lo stabile viene abbattuto, dopo la vendita da parte dei proprietari, quella comunità si sposta altrove.

Velvet: i grandi live, da Afterhours a Marlene Kuntz
Nasce così il Velvet, sui colli riminesi, con alla guida Thomas Balsamini, che dello Slego era stato dj e anima organizzativa. Il nuovo spazio raccoglie l’eredità di quello spirito, aggiornandolo. Il Velvet diventa presto un riferimento nazionale, tra rock, elettronica, indie. Qui suonano gli Afterhours, i Subsonica, i Marlene Kuntz. Ma accanto ai concerti ci sono anche le serate a tema – come Retropolis – che attraggono un pubblico ampio, trasversale, unito dalla voglia di qualcosa di diverso.
Il Velvet chiude nel 2016, ma non sparisce. Continua a vivere nei ricordi e nelle iniziative che portano avanti la sua eredità. Una su tutte, la serata “Ultrasuoni”, organizzata dieci anni dopo la morte di Balsamini: un tributo sentito, partecipato, che ha riportato sul palco tanti volti storici. E ancora oggi il nome Velvet compare in eventi come la serata alla Festa de Borg del 2024 o nelle edizioni estive di Chiringuito Bonito, sulla spiaggia di Rimini.
Per chi c’era, sono stati molto più di semplici club. Erano luoghi in cui scoprire musica nuova, sentirsi parte di qualcosa. Non si tratta di nostalgia, ma di continuità: Velvet e Slego hanno definito un modo di vivere la musica, lontano dalle logiche del profitto, fatto di passione e comunità. Le pareti dei locali possono scomparire, ma le esperienze restano nei ricordi di chi le ha vissute.