Un cinquantenne residente nel riminese è stato condannato, per maltrattamenti in famiglia, a un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa. Era accusato di aver sottoposto la moglie, una donna affetta da una patologia, a vessazioni di tipo verbale e fisico, iniziate, secondo la denuncia di lei, già da quando erano fidanzati.
E sempre secondo quanto raccontato dalla donna, lui non esitava nel sottolineare la sua condizione fisica, gridandole con rabbia che era “handicappata, disabile“. Lei, secondo quanto riferito, inizialmente aveva sopportato e perdonato, per mantenere unita la famiglia, considerando anche la presenza di una figlia minore. Poi, a fronte di un aumento degli episodi violenti, ha presentato denuncia, costituendosi parte civile al processo attraverso l’avvocata Giovanna Ollà.
L’imputato, difeso dall’avvocato Christian Brighi, ha portato come testimoni il fratello e la madre, che aveva ospitato la coppia per un anno, vivendo dunque a stretto contatto con il figlio e la sua compagna. I due testimoni della difesa hanno negato le violenze, parlando di comportamenti assolutamente normali da parte della coppia.
“I fatti non li riteniamo assolutamente sussistenti – commenta l’avvocato Brighi – e sottolineiamo anche quanto la pena sia modesta rispetto alle contestazioni fatte. Presenteremo ricorso in appello”.
Il giudice Luca Gessaroli ha disposto anche un risarcimento danni, a favore della parte civile, di 20.000 euro.
