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A Verucchio nasce la nuova pinacoteca: un viaggio tra i grandi del Novecento, da Fontana a Picasso

Domenica 6 luglio, l'inaugurazione della pinacoteca che ospiterà più di 200 opere

A cura di Redazione
28 giugno 2025 10:32
A Verucchio nasce la nuova pinacoteca: un viaggio tra i grandi del Novecento, da Fontana a Picasso -
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Lucio Fontana, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Leoncillo Leonardi, Kengiro Azuma, Rocco Borella, Liliana Cossovel, Achille Pace, Mauro Reggiani, Getulio Alviani, Francesco Guerrieri, Lia Drei, Giorgio Bompadre, Franco di Vito, Jean Pierre Vasarely, Bruno Rosai, Carlo Corsi, Gerardo Dottori, Maurizio Minarini, Norberto Pazzini e perfino un piccolo Picasso.

Sono solo alcuni degli autori delle quasi200 operecustodite nella Pinacoteca di Verucchio che sarà inaugurata domenica 6 luglio.Ad essere esposti in maniera permanente saranno una sessantina di quadri, mentre i restanti saranno a disposizione per iniziative ad hoc.

Un patrimonio straordinario che si è andato accumulando per una serie di felici circostanze findagli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, grazie a Gerardo Filiberto Dasi – fondatore a Verucchio del Centro “Pio Manzù” – e alla sua amicizia con gli storici dell’arte Lionello Venturie Giulio Carlo Argan.

La presentazione di Alessandro Giovanardi

L’idea di una Galleria di Arte Moderna, poi Pinacoteca, risale al 1952 e si deve alla straordinaria attività del compianto Gerardo Filiberto Dasi, egli stesso pittore valente e sensibile, nonché infaticabile organizzatore dei Convegni internazionali di artisti, critici e studiosi d’arte, distribuiti tra Verucchio e Rimini, nonché promotore delle Biennali della Repubblica di San Marino: eventi, che tra gli esordi degli anni Cinquanta e il 1970 avevano saputo intercettare i più importanti movimenti estetici italiani, europei e internazionali, anticipando molte delle tendenze e delle correnti che avrebbero preso la scena nelle grandi capitali europee dell’arte, da Venezia a New York.

Coadiuvato da grandi critici come Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan, affiancato da intellettuali e artisti di primissimo piano, Dasi ebbe l’idea audace di chiedere in dono a questi ultimi un’opera alla comunità verucchiese per la costruzione di una raccolta pubblica, che testimoniasse quel felice dibattito internazionale sul destino e la funzione dell’arte. Nel cuore di Dasi, l’istituzione avrebbe dovuto essere intitolata a Norberto Pazzini, il finissimo pittore di Verucchio che si era formato nella scuola romana, intercettando una sofisticata sensibilità purista e nazarena ed entrando in contatto con la cultura preraffaellita britannica.

Proprio da Pazzini, e da altri comprimari, comincia il nuovo allestimento pensato come un percorso dal paesaggio visibile, a quello invisibile: prima romantico e poi destrutturato, informale, astratto, e, infine, mentalmente ricostruito attraverso la sperimentazione collettiva dell’arte gestaltica, cinetica, optical.

Non a caso specularmente al Norberto “pascoliano”, paragonabile per levatura europea alla rivoluzione linguistica del poeta di San Mauro, sono immediatamente esposti in contraltare due capolavori di Gerardo Dottori, tra i fondatori dell’Aeropittura, esempi estremi di un futurismo teso tra realtà trasfigurata e pura potenza visionaria.

Gli anni Cinquanta esordiscono, sulla soglia del decennio, con un paesaggio vagamente cézanniano di Bruno Rosai, realizzato nel 1949, e continuano con una serie di eccellenti maestri italiani che hanno espresso il loro sentire moderno e, a dir così, neoromantico, misurandosi anche con le vedute romagnole e della Valle del Marecchia. Un piccolo ma pregiatissimo dipinto di Carlo Corsi rappresenta, con il suo naturalismo estremo e disfatto, l’uscita dalla forma, in un’astrazione, come scrisse Francesco Arcangeli, umana e pregna di vita.

Sono gli anni Sessanta a segnare, però, il punto più alto della riflessione critica che il triangolo disegnato da Dasi e Argan tra il Montefeltro, il Titano e Rimini, espone all’attenzione del mondo: dalla poetica dell’astrazione, cromatica o segnica, costruzione di un paesaggio divenuto definitivamente interiore e concettuale, alle riflessioni visive sullo spazio, la percezione, il movimento, il lavoro programmato e di gruppo, contrapposti con istinto platonico all’inflazione e all’abuso dell’immagine, ritenuta ostaggio irredimibile del mercato e della réclame. Un ritorno al pensiero, testimoniato in Pinacoteca da opere fondamentali di Lucio Fontana, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Leoncillo Leonardi, Kengiro Azuma, Rocco Borella, Liliana Cossovel, Achille Pace, Mauro Reggiani, Getulio Alviani, Francesco Guerrieri, Lia Drei, Giorgio Bompadre, Franco di Vito, Jean Pierre Vasarely, in arte Yvaral.

Le opere sono collocate al piano nobile del palazzetto ottocentesco che ospitava il medico condotto del paese. L’interno dell’edificio, decorato con affreschi, è statorecuperato dopo un meticoloso e accurato restauro curato dal team guidato dalla dottoressa Adriana Malpiedi di Macerata. Un investimento di oltre 600 mila euro, per più 200 mila finanziato dalla Regione Emilia-Romagna,

“Il piano nobile era costituito originariamente da due stanzette affrescate: la prima, che nel tempo era stata ricoperta da calce bianca, è stata riportata all’antico splendore. Nella seconda, sono state recuperate le tracce rimaste perché gli affreschi del soffitto sono purtroppo andati irrimediabilmente persi a causa di un crollo. E’ stato un lavoro accuratissimo per cui sono occorsi mesi” spiega l’architetto Giovanna Giuccioli che ha coordinato i lavori assieme a Giulia Rossi.

Oltre ai due ambienti, l’intervento complessivo da oltre mezzo milione di euro iniziato nel 2019, che ha dovuto subire anche i ritardi dovuti alla pandemia, ha visto il recupero di un grande salone con travi a vista dotato di pavimento a parquet, il rifacimento dell’impiantistica elettrica, idraulica e di riscaldamento e la realizzazione di bagni a norma e di un montascale per abbattere le barriere architettoniche consentendo l’accesso ai disabili.

L’Istituto Beni Culturali dell’Emilia Romagna ha completato la catalogazionedelle quasi 200 opere di proprietà del Comune che è possibile vedere anche online sul sito dell’Ibc Regione Emilia Romagna.

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