Amianto: 170 casi di mesotelioma a Rimini dal 1996
Il 60% delle diagnosi legato all’esposizione professionale, colpiti anche edilizia, ferrovie e industria alimentare


Sono stati diffusi i dati aggiornati al 30 giugno 2025 del rapporto “Il mesotelioma maligno in Emilia-Romagna”, curato da A. Romanelli, C. Storchi e L. Mangone. Il documento conferma come, nonostante il bando dell’amianto in Italia risalga all’aprile 1994, la malattia continui a manifestarsi a causa della lunga latenza tra esposizione e insorgenza dei sintomi.
Il mesotelioma maligno (MM) è un tumore raro che colpisce la pleura, il peritoneo o altre sierose ed è strettamente correlato all’esposizione professionale o ambientale alle fibre di amianto. Il periodo di latenza, stimato tra i 35 e i 40 anni, fa sì che i sintomi si manifestino spesso dopo la cessazione dell’attività lavorativa.
Dal 1995 la Regione Emilia-Romagna ha istituito un sistema di sorveglianza epidemiologica specifico, supportato dal Registro Mesoteliomi (ReM), che consente di monitorare i casi e analizzarne le cause.
La situazione nella provincia di Rimini
Dal 1996 al 30 giugno 2025 in provincia di Rimini sono stati diagnosticati 170 casi di mesotelioma maligno (cinque in più rispetto alla fine del 2024). Si tratta della provincia con il più basso tasso d’incidenza regionale: 1,35 casi ogni 100.000 abitanti, che sale a 2 nei soli uomini.
Dei 170 casi censiti, 100 sono di origine professionale. Dieci riguardano esposizioni ambientali o familiari, spesso collegate al lavoro di un congiunto o alla vicinanza di materiali contenenti amianto (come le coperture in Eternit). È stato registrato inoltre un caso di esposizione ambientale pura, mentre 48 restano di origine ignota o non classificabile.
I settori più colpiti corrispondono a comparti produttivi che hanno già cessato da tempo l’uso di amianto, ma le cui conseguenze si osservano ancora oggi: edilizia e costruzioni (13,8% dei casi), manutenzioni ferroviarie (9,8%), metalmeccanica (8,9%) e industria alimentare (7,9%).