Ansia da lavoro, va in malattia: investigatore la sorprende a vendere profumi e lei finisce a processo
Una 40enne è a processo per falso ideologico e truffa aggravata per una vicenda che risale al periodo della pandemia da Covid


È a processo per truffa aggravata e falso ideologico, accusata di essere andata in malattia e di aver ricevuto in maniera indebita l'indennità dall'Inps, e di aver ingannato i due medici di base a cui si era rivolta per episodi di ansia, conseguenza dello stress da lavoro. Il tutto, secondo le accuse, mentre si dedicava a un'attività lavorativa parallela: vendere profumi, cosmetici e diffusori di essenze per gli ambienti. Una 40enne italiana, difesa dall'avvocata Maria Rivieccio, sarà così a processo dal prossimo 4 novembre: i suoi ex datori di lavoro, rappresentati dagli avvocati Paolo Righi e Alessandro Pierotti, chiedono un risarcimento danni di 60.000 euro, sia per la sua assenza dal posto di lavoro, sia per i soldi che il datore di lavoro ha dovuto versare, anticipando l'indennità erogata dall'Inps, e infine per il danno reputazionale causato all'azienda. La Procura aveva chiesto archiviazione delle accuse, i legali Righi e Pierotti si sono opposti e il gip ha disposto l'imputazione coatta, per fare luce sulla vicenda, avvenuta nel 2020, durante la pandemia da Sars-CoV-2. La 40enne infatti lavorava per un'azienda specializzata in pulizie, facendo parte non delle squadre operative sul campo, ma del personale impiegato negli uffici, nell'attività di amministrazione. Durante il lockdown, la 40enne chiese di poter lavorare da remoto, in smart working, anche per accudire il figlio, ma la risposta fu negativa. La donna andò poi in malattia, lamentando l'insorgere di uno stato di ansia derivante dallo stress lavorativo. Ma durante questo periodo, secondo l'accusa, si dedicò a un'altra attività lavorativa, la vendita di profumi, cosmetici e diffusori di essenze per gli ambienti. L'azienda specializzata in pulizie decise di affidarsi a due diverse agenzie investigative, e una di queste contattò la 40enne, chiedendole di acquistare un profumo. In questo modo raccolse le prove a carico della donna, che si è però difesa, sostenendo di svolgere da tempo questa attività che non le portava un guadagno significativo, ma le dava l'opportunità di arrotondare, mentre nel periodo del Covid lo stipendio della sua attività principale era stato ridotto, fatto che aveva aggravato quella situazione di stress che la portò poi a subire attacchi di ansia e a curarli con psicofarmaci.