Autonomia differenziata, Sindaco di Rimini: "Rischia di spaccare ulteriormente il Paese"
Le riflessioni di Jamil Sadegholvaad


Le riflessioni del Sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad in merito alla riforma dell’Autonomia Differenziata proposta dal Governo attraverso la legge Calderoli.
“La prima riflessione è la seguente – scrive Sadegholvaad – mi ritrovo nel senso e nelle motivazioni della richiesta di referendum abrogativo della legge Calderoli, richiesta appena approvata dalla Regione Emilia Romagna. E’ una riforma sbagliata e divisiva del Governo. Caratterizzata da un errore strategico di fondo: prima di devolvere qualsiasi funzione, il Parlamento e il Governo dovevano/avrebbero dovuto definire e finanziare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) per tutto il Paese. Non sono questioni di lana caprina e non attacca, se mi permette, la grancassa che in qualche modo vuole imputare alle Regioni del Nord, Emilia Romagna compresa, il progetto originale dell’autonomia differenziata, come articolazione e messa a terra della riforma del titolo V della Costituzione voluto in primis dal centrosinistra 25 anni fa. L’Emilia-Romagna ha sempre sostenuto ogni processo di decentramento che avvicinasse le decisioni ai cittadini e ai territori, ma dentro un quadro chiaro di unità dell’Italia e in una logica di solidarietà e uguaglianza dei diritti. La legge Calderoli, che non mette un euro sui Lep e prevede invece che in molte materie si possa procedere all’autonomia differenziata senza alcuna garanzia di equità territoriale, rischia di spaccare ulteriormente il Paese su pilastri essenziali quali la sanità e l’istruzione. Per questo va cancellata. Con la ‘Calderoli’ si avrebbero 20 scuole differenti, con materie e insegnamenti diversi e rispondenti più al capriccio magari di questa o quella forza politica locale che a un progetto educativo generale, e una sanità così sbilanciata che sarebbe molto più di un’ipotesi su carta il ritorno a un nomadismo sanitario imponente con conseguenze sociali altrettanto consistenti.
La seconda riflessione che mi permetto è questa: senza soldi per i Lep, con una fretta ingiustificata, un dibattito parlamentare di fatto assente, perché si procede a colpi di maggioranza su un tema tanto importante e strategico? Perché ad esempio, prima di ogni cosa, non si è cominciato a ragionare sulle motivazioni che ancora sostengono o non sostengono lo Statuto speciale per 5 regioni su 20 nel nostro Paese, a proposito di architettura istituzionale? L’idea che me ne sono fatta, magari sbagliata, è che anche stavolta oltre a una sempre più affannata ‘politica dell’annuncio’ prevalgano logiche di comunicazione identitaria per i partiti, segnali di fumo per il proprio elettorato, a prescindere dai tempi e dai modi con cui riforme di tale portata saranno realizzate con l’equilibrio necessario. Piuttosto che ragionare sull’efficacia e sulle criticità di certi provvedimenti inerenti l’architettura stessa dello Stato, si preferisce la battaglia partitica spicciola, immediata, neanche del giorno dopo ma del giorno stesso. Abbiamo già visto altre volte in passato cosa ha portato questo modo di condurre le cose”.