Bufera sul Garante della Privacy dopo l’inchiesta di Report: scontro politico Schlein-Meloni
Pd, M5s e Avs chiedono l’azzeramento dell’Autorità. Meloni respinge le accuse e rilancia: “Fu nominato dalla sinistra”
L’inchiesta di Report sul Garante per la Protezione dei Dati Personali ha scatenato una tempesta politica che attraversa maggioranza e opposizione, mettendo in discussione la credibilità dell’Autorità e la trasparenza della sua gestione. Dopo le rivelazioni del programma di Rai3 su presunti conflitti d’interesse, opacità amministrative e legami con la politica, il centrosinistra invoca un azzeramento totale del collegio.
“Penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio”, ha dichiarato la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, parlando di “un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione” e chiedendo “un segnale forte di discontinuità”. Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, che denunciano la perdita di autonomia di un organo nato per tutelare i cittadini e non per rispondere a logiche di partito.
La replica della premier Giorgia Meloni non si è fatta attendere. “Non abbiamo competenza sull’azzeramento dell’Autorità, è una decisione che spetta al collegio”, ha chiarito la presidente del Consiglio, ricordando che “questo Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, quota Pd e M5s, e ha un presidente in quota Pd. Dire che sia pressato da un governo di centrodestra mi pare ridicolo”. Meloni ha poi aggiunto: “Se Pd e 5s non si fidano di chi hanno messo all’Autorità, forse potevano scegliere meglio”.
Nel tardo pomeriggio è intervenuto anche Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, che ha accusato le opposizioni di incoerenza: “All’epoca delle nomine FdI rappresentava appena il 4% dei parlamentari. O Pd e M5s sono stati sprovveduti a nominare un’Autorità che oggi definiscono vicina a noi, oppure si lasciano dettare la linea da Report. Noi restiamo coerenti: favorevoli allo scioglimento di qualsiasi ente nominato dalla sinistra”.
Durissimo l’attacco del leader del M5s Giuseppe Conte, che in Aula alla Camera ha accusato la premier di “ipocrisia”: “C’era competenza quando, da leader di FdI, si scambiava messaggi con Ghiglia”, ha detto, alludendo ai rapporti risalenti al periodo del green pass durante la pandemia.
A replicare alle parole della premier è stato infine Sigfrido Ranucci, conduttore di Report: “Nel collegio del Garante ci sono anche uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, anzi l’unico organico a FdI è proprio Ghiglia. La frase della premier è corretta sul piano istituzionale: spetta a loro dimettersi. Ma noi abbiamo documentato fatti non smentibili”. Ranucci ha sottolineato come l’Autorità “sia diventata nel tempo una sorta di tribunale politico, dove le decisioni rispecchiano sensibilità e interessi di parte”.
Secondo il giornalista, le eventuali dimissioni del collegio rappresenterebbero “una grande sconfitta”, la conferma di un’anomalia che “limita seriamente la libertà di stampa”.
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