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Cacciari a Misano con Kafka: “La legge non è mai giusta”

Massimo Cacciari a Misano parla di Kafka, la trasgressione e il superamento delle soglie nella vita

A cura di Redazione
03 maggio 2025 16:45
Cacciari a Misano con Kafka: “La legge non è mai giusta” - PH CASALBONI
PH CASALBONI
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Chiusura di quelle da ricordare di ieri sera (venerdì 2 maggio) per la rassegna filosofica di Misano, con Massimo Cacciari e l’omaggio a Franz Kafka.

Il 2024 ha segnato i cento anni dalla morte di Franz Kafka: il grande scrittore di Praga ha inciso profondamente nella letteratura mondiale, muovendosi dentro spazi angusti, realtà mutevoli, stati dell’animo messi sulla carta come edifici labirintici e quasi inarrivabili.

La sua vita breve (poco più di quarant’anni) ha attraversato anni cruciali tra Otto e Novecento e ha messo in luce una capacità rara di raccontare e affrontare le profondità dell’animo, privato e collettivo.

Cacciari ha parlato di «muri inesorabili» e di soglie che è possibile ma assai difficile oltrepassare. E ha chiarito, in una brillante conferenza, cosa significhi per lui la parola «Osare»: «Non una ribellione fine a se stessa, ma un continuo varcare soglie per stabilire sempre nuove interpretazioni, norme, leggi». Spiega Cacciari che oggi non esistono più muri inesorabili da abbattere. «Wittgenstein ci ha spiegato che non c’è un’inesorabilità nella logica né nelle leggi della natura, che hanno al loro interno elementi pragmatici e probabilistici».

Perfino l’affermazione «tutti gli uomini sono mortali» è da considerare «un’ipotesi che in termini logico-fisici non può essere ritenuta inesorabile».

I muri, semmai, ce li costruiamo da soli: «Nei momenti difficili, quando siamo più insicuri, desideriamo una bella muraglia che ci protegga». Non muri, ma confine. Nella vita, abbiamo in realtà a che fare non con muri ma con ciò che i latini chiamavano «limes» o «limen». Un confine, una frontiera che ci sentiamo spinti a oltrepassare. «Quando ci troviamo sulla soglia, noi esseri umani siamo sempre curiosi, ma nello stesso tempo abbiamo paura, perché qualcuno che non conosciamo potrebbe arrivare dall’altra parte. È una caratteristica del nostro esserci: uno stare sulla soglia».

In questo sostare, arrivano tuttavia momenti decisivi. «Capita di doversi chiedere: chi sei? Abbiamo fatto un certo percorso ed esce questa domanda. Bisogna cercare di vedere oltre la soglia chi siamo e correre il pericolo di scoprirlo, come avviene a Edipo».

Nello stesso rischio incorriamo quando ci confrontiamo con la legge: «Noi obbediamo alla legge. Ma possiamo a un certo punto non trasgredire, non chiederci qual è il senso di quest’ordine che ci viene dato?». La trasgressione consiste nella domanda sul fondamento della legge, ovvero sul suo rapporto con la giustizia. «Come fa la legge a essere giusta? Non può, perché stabilisce regole e ordinamenti generali che non potranno mai rendere a ciascuno il suo come impone l’idea di giustizia. Questo nostro interrogarci sul senso matura la legge e la trasforma. Continuando a chiedere, trasformiamo le nostre istituzioni, le leggi, il diritto».

Cacciari cita Dostoevskij, che affrontava con la fede quelli che ancora riteneva muri inesorabili; e Kafka, che nel celebre apologo narra di un uomo di campagna seduto per tutta la vita davanti alla porta della Legge in attesa di essere ammesso ad entrare. «La porta è aperta, non c’è una proibizione assoluta, ma il guardiano che custodisce la porta nega il suo permesso. Non si assume la responsabilità di farlo passare: la trasgressione è assolutamente personale, non si possono chiedere aiuti. E le soglie che si incontrano, superata la prima, sono infinite. La vita diventa un oltrepassare continuo e ogni volta il guardiano che dirà di non entrare sarà più potente, il cammino più difficile, la trasgressione più dura. Non ci sarà mai un oltrepassamento che ti soddisfa, non arriverai mai a una stabile dimora».

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