Calcio, il Sant'Ermete al lavoro sul settore giovanile

La ricostruzione del vivaio prosegue a gonfie vele ma serve una riqualificazione delle strutture. Simone Guerra: 'Il nostro è un ambiente inclusivo in cui imparare e divertirsi'

A cura di Stefano Ferri Redazione
20 dicembre 2025 14:43
Calcio, il Sant'Ermete  al lavoro sul settore giovanile - Smone Guerra
Smone Guerra
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A S. Ermete il settore giovanile vuole continuare a crescere in tutti i sensi. Dalle macerie alla rinascita c'è un filo conduttore e il suo nome è Simone Guerra. Ex portierone classe '82, autentica bandiera dei verdi, squadra in cui è cresciuto prima di spiccare il volo per poi tornare a più riprese perché gli amori fanno giri immensi e poi il resto lo dice la canzone di Venditti.

Da quando Guerra ha appeso i guantoni al chiodo ha intrapreso una nuova carriera di allenatore e responsabile del settore giovanile proprio a S. Ermete, che per lui è casa non solo metaforicamente. "Nel 2022 la società aveva deciso di chiudere con il vivaio – racconta Guerra – e mi scocciava che molti, compreso mio figlio Manuel, dovessero guardarsi attorno. Così come mi dispiaceva vedere le luci del campo spente la sera. Allora mi sono proposto per dare una mano e ripartire. Il presidente Alex Martino mi ha dato fiducia, non potrei mai ringraziarlo abbastanza. Stesso discorso per Molari che ha tanta esperienza e ci indica la strada migliore da percorrere. Ovviamente estendo il ringraziamento alla mia compagna Francesca che non mi ha mai fatto pesare i miei impegni già da quando giocavo a calcio, anzi mi supporta e aiuta costantemente. Così come fondamentale è stata la fiducia delle famiglie soprattutto il primo anno quando abbiamo deciso di ricostruire".

Attualmente a S. Ermete ci sono i gruppi dei Pulcini, Esordienti e Primi calci. "Siamo arrivati a una sessantina di iscritti e ovviamente vorremmo continuare a incrementare i numeri anche se auspico un miglioramento delle strutture a livello di campi e spogliatoi perché è fondamentale quindi speriamo nell'aiuto dell'amministrazione comunale. Noi cerchiamo di creare un ambiente positivo ed essere come una famiglia, vogliamo infondere i valori dello sport e del rispetto. Non promettiamo campioni ma cerchiamo di stare assieme e divertirci. Il nostro è un luogo inclusivo, tutti hanno lo stesso minutaggio ma chi si allena di più è giusto che venga premiato. Io sono contento perché vedo i bambini al campo felici con tanta voglia. Ovviamente il merito non è solo mio ma di tutti i collaboratori passati e presenti".

La società S. Ermete da sempre è molto attenta al calcio giovanile, non è un caso che sia organizzatrice da 23 anni di uno dei tornei più prestigiosi, il "Memorial Protti". Senza dimenticare il "Magni-Mazza" e il "Pivi". "Sarebbe un onore portare una nostra squadra al "Protti" ma ci vorranno ancora un paio di anni. A settembre abbiamo giocato al "Magni-Mazza" ed è stato stimolante affrontare Bologna, Torino, Parma, Verona, tra l'altro non abbiamo sfigurato e ci siamo divertiti. Sarebbe bello anche pensare alla costruzione di un serbatoio come la Juniores dove un domani la prima squadra potrebbe attingere, proprio come succedeva qualche anno fa. Noi adesso abbiamo gettato le basi, c'è qualche ragazzo molto interessante di cui non posso dire i nomi e speriamo che possa avere un futuro ancora più roseo".

Guerra, che in carriera vanta quasi 700 partite dall'Eccellenza al campionato sammarinese, ne sa qualcosa perché ha iniziato a fare il guardiano dei pali proprio a S. Ermete. "Ho giocato fino ai 12 anni prima di andare al Rimini. Ho avuto anche richieste importanti, poi purtroppo mi ha condizionato un grosso infortunio al ginocchio. Ho avuto varie esperienze ma sono sempre tornato a S. Ermete, che per me è casa. Il ricordo più bello è stato la vittoria del campionato di Prima categoria con la fascia da capitano al braccio. Quel gruppo era fantastico e unito, composto dalle cosiddette bandiere e uno zoccolo duro che veniva proprio dal settore giovanile. Non tutti lo sanno ma l'anno successivo feci diversi mesi iniziali in panchina perché infortunato ma nonostante tutto andavo sempre agli allenamenti ed ero il primo ad incitare la squadra. Alla fine ci salvammo".

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