Caso Pierina, i legali della famiglia: "Basta parlare di complotti. Indagini accurate"

L'avvocato Monica Lunedei: "Giuliano Saponi ha consegnato lo smartphone in Procura: ha ritenuto il contenuto utile all'indagine per l'omicidio"

A cura di Riccardo Giannini Redazione
10 ottobre 2025 17:07
Caso Pierina, i legali della famiglia: "Basta parlare di complotti. Indagini accurate" -
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Lunedì 20 ottobre riprenderà il processo a Louis Dassilva, il 35enne senegalese accusato di aver ucciso la 78enne Pierina Paganelli. L'omicidio di via del Ciclamino dal 3 ottobre di due anni fa occupa le prime pagine dei giornali e l'attenzione dei media televisivi e dei social. I legali della famiglia Paganelli, Monica e Marco Lunedei, chiedono però equilibrio e rispetto. La famiglia Paganelli infatti, oltre a vivere il dolore per la tragica vicenda, prova quotidiana amarezza per le informazioni false che vengono veicolate dai social e talvolta anche dalla televisione. C'è infatti chi evoca il complotto, parlando di un innocente incarcerato senza prove e di un assassino a piede libero, ci sono i leoni da tastiera che lanciano pesanti accuse e offese. Dichiarazioni che ovviamente comportano responsabilità penali, ma che per prima cosa colpiscono profondamente chi è al centro di quelle dichiarazioni. Gli avvocati Lunedei chiedono rispetto anche per gli inquirenti, al lavoro su un caso molto delicato: "Leggiamo spesso sui social che l'indagine non toccherebbe persone che sarebbero parenti dei magistrati, oppure che i Testimoni di Geova si proteggono tra loro. Leggiamo accuse di razzismo verso la Procura, istigazione all'odio religioso, falsità insinuando parentele. E invece noi vorremmo far sapere con quale correttezza, accuratezza e rispetto delle garanzie difensive si siano svolte queste indagini. Sono stati fatti tanti accertamenti su tante persone ed è emerso che fossero estranee ai fatti", spiegano. Non c'è in sostanza nessun mistero, nessun complotto, ma solo la giustizia che fa il suo corso: dalle indagini si è passati al rinvio a giudizio di un indagato, oggi imputato, il Tribunale in Corte d'Assise si pronuncerà sull'innocenza o la colpevolezza.

"Abbiamo assistito all'attività di persone disponibilissime a rimettere in discussione il proprio lavoro, di una procura che è stata sempre pronta e disponibile a rimettere in discussione il lavoro di mesi di indagine, di anni di indagine, ogni volta in cui le si sottoponeva anche l'elemento più banale", proseguono i Lunedei. Nessuna volontà di persecuzione verso Louis Dassilva, da alcuni Youtuber considerato vittima di un complotto, ma semplicemente un indagato diventato imputato: "Quando ci siamo associati alla richiesta di rinvio a giudizio dell'indagato, oggi imputato, non lo abbiamo fatto per partito preso o per ruolo, ma con l'assoluta convinzione che chi ha svolto le indagini abbia approfondito ogni possibile pista, dando risposte a tutti gli interrogativi che abbiamo portato alla loro attenzione". "Il giudizio di colpevolezza compete alla corte d'Assise. Ma siamo arrivati al processo con un quadro probatorio estremamente rilevante nei confronti di Louis Dassilva, con più di 40 elementi indiziari a carico di questa persona. Ciascuno dei quali apre un capitolo, non sono elementi fini a se stessi. Ognuno apre un sottocapitolo di questa triste storia". E sempre su Louis Dassilva, Monica Lunedei evidenzia: "In fase di indagine 10 magistrati si sono espressi sulla custodia cautelare in carcere". "E invece - affermano i legali della famiglia Paganelli - leggiamo sui social che Saponi voleva addossare a questa povera persona l'aggressione a Pierina e l'incidente di cui Giuliano è stato vittima, finendo in coma". E a proposito di Giuliano Saponi, figlio di Pierina Paganelli, i legali evidenziano: "Ha recentemente consegnato il proprio smartphone agli inquirenti che indagano sull'omicidio della madre perché sta facendo un'opera di ricostruzione della memoria e ha ritenuto il contenuto del telefono utile all'indagine per omicidio. Dopo aver visto gli atti di indagine sull'omicidio, come gli inquirenti stessi, ha notato elementi di contatto tra i due eventi (la morte di Pierina e l'incidente di Saponi, ndr). Oggi ha raggiunto la convinzione, dagli atti, che anche quello che sia capitato a lui, non sia un incidente e che dietro ci possa essere la stessa mano. Ma da qui a dire che abbia voluto consegnare il proprio cellulare per inchiodare falsamente un innocente...". Effetto social, mezzo che in pochi anni ha dato l'ebbrezza a troppi "napalm51" di vestire un giorno i panni del virologo, un giorno quelli di esperto di geopolitica, e ora di luminari della criminologia e del diritto penale.

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