Donini a Novafeltria per presentare progetto sull'ospedale. No della comunità al progetto dei Cau
Ospedale di Novafeltria, ferve il dibattito: la comunità dice no al Cau e chiede a gran voce il Pronto Soccorso

di Riccardo Giannini
Interviste audio a cura di Riccardo Valentini
Mercoledì 13 dicembre l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini sarà a Novafeltria per presentare il piano di sviluppo futuro dell’ospedale Sacra Famiglia.
L’annuncio arriva da Giorgio Ricci, segretario del Pd di Novafeltria, uno dei relatori all’ assemblea pubblica indetta ieri (giovedì 30 novembre) dal comitato “Giù le mani dall’ospedale di Novafeltria” e ospitata dal teatro sociale. Tante le personalità di spicco salite sul palco, oltre a don Francesco Martino, esperto in organizzazione servizi sanitari della Cei, intervenuto in collegamento video.
Il Pd di Novafeltria dunque, per voce del suo rappresentante, conferma quanto già detto e l’uniformità di vedute con il locale comitato: l’ospedale di Novafeltria rientra nell’applicazione del decreto Balduzzi. È una struttura al servizio di un’area riconosciuta come “disagiata” e quindi deve essere attrezzata, garantendo al meglio il servizio di emergenza-urgenza.
“Si deve rispettare quello che prevede il decreto Balduzzi – commenta Ricci a margine dell’incontro –e quello che fa il comitato per noi è importante e lo prendiamo come riferimento: tiene alta l’attenzione su quello che succede all’ospedale. Per noi è sacro. Deve rimanere nelle sue funzioni e migliorarlo. Abbiamo chiesto a Donini di migliorarlo”.
Il 13 dicembre l’assessore regionale svelerà le carte, in un momento in cui si registra una tensione politica crescente, con la comunità probabilmente poco propensa a soluzioni di mediazione, unita nel chiedere applicazione del decreto Balduzzi, l’allestimento di un Pronto Soccorso e soprattutto nel volere un potenziamento della struttura.
Ieri pomeriggio, non a caso, il comitato ha fatto proiettare un video con gli interventi delle istituzioni, in un incontro di qualche anno fa, ospitato proprio dal teatro sociale di Novafeltria: a prendere la parola furono l’ex assessore alla sanità regionale Venturi, l’ex dg dell’Ausl Tonini e lo stesso presidente della giunta regionale Bonaccini. Il contenuto? Promesse di piena applicazione del decreto Balduzzi. È stato messo in evidenza un intervento di Bonaccini:“Perché Bonaccini, Gnassi dovrebbero negare alla Valmarecchia un Pronto Soccorso e un ospedale in area disagiata? Quello che vi abbiamo promesso, lo manterremo”, furono le parole del governatore regionale.

“I conti non tornano –attacca Silvana Travaglini del comitato – siamo partiti nel 2015 con delle promesse fatte proprio qui, al teatro di Novafeltria. Dopo 9 anni ci troviamo nella stessa situazione. Forse peggio”.
“Quello che dirà l’assessore Donini è quanto concordato dalla giunta regionale presieduta da Bonaccini”, puntualizza Ricci. Il 13 dicembre si saprà tutto. Il Pd di Novafeltria ribadisce fermamente la propria posizione a poche ore da un comunicato del Pd di Rimini in cui invece si appoggia la riforma del sistema di emergenza-urgenza varato dalla Regione e basata sull’allestimento dei Centri di Assistenza Urgenza, nel caso di Novafeltria in aggiunta al Punto di Primo Intervento e non in sostituzione di esso.
Almeno per ora, perché il comitato ha più di un dubbio su questo: “Con un Cau che cura i codici verdi e bianchi, abbasseremo il numero degli accessi al Punto di Primo Intervento”, argomenta Travaglini. A quel punto, con un calo di accessi, il Punto di Primo Intervento verrà ritenuto una spesa inutile e sarà smantellato: “Così diventiamo ospedale di comunità. Un cronicario”.
Ma non è solo questione di dualismo, pronto ad “esplodere”, tra Cau e Punto di Primo Intervento, con il finale già scritto (appunto l’eliminazione del Punto di Primo Intervento). Il Cau, cuore della riforma, per il sindaco di Novafeltria Stefano Zanchini, tra i relatori in teatro, è già di per sé “un’inutile duplicazione“, come ribadisce a ruota anche Livio Cursi, portavoce del comitato: “Abbiamo già la Casa della Comunità, ex Casa della Salute, che svolge queste funzioni per 10 ore al giorno”.
E non solo, come spiegato da Zanchini: “Le prestazioni del Centro di Assistenza Urgenza sono quelle del medico di medicina generale e della Casa della Comunità operativa 10 ore al giorno, gestita dagli stessi, e dell’ex guardie mediche, oggi medici di continuità assistenziale”. Sarebbe servito piuttosto un potenziamento del servizio di medicina di continuità assistenziale, argomenta il sindaco, invece si è scelta una strada più “impervia”, quella dei Cau.“E così non sarà più un medico di centrale operativa a indicare al cittadino come muoversi, ma un operatore che non lo è”.
Il nodo della questione è sempre lo stesso: l’operatore sceglierà la strada più sicura, quella di indirizzare al Pronto Soccorso, quando l’allestimento dei Cau nasce proprio per decongestionare quest’unità operativa che soffre anche di carenza di personale.

“Ad ogni modo la Casa della Comunità e i medici di continuità assistenziale – afferma Zanchini – assieme all’assistenza domiciliare, all’infermiere di comunità e alla telemedicina, garantiscono i servizi del Cau 24 ore su 24“.
Il sindaco Zanchini parla dunque di diffidenza della popolazione verso il progetto e l’allestimento del Cau, visto non solo come “una struttura inutile nel nostro territorio”, ma anche“potenzialmente pericolosa perché potrebbe compromettere la funzionalità del punto di Primo Intervento, che invece vorremmo potenziato, presidiato dall’emergenza urgenza e non dalla guardia medica”.
La pericolosità è generata dalla confusione per il cittadino, che, spiega Zanchini, “dovrebbe fare autodiagnosi per capire se recarsi dal medico di medicina generale, dal Cau, al Punto di Primo Intervento o se chiamare il 118 per farsi portare al Pronto Soccorso”, ma anche per chi lavora, per gli specializzandi che devono assumersi responsabilità.
“Il 60% dei codici sono impropri in quanto verdi o bianchi, ma vengono definiti non dopo un triage, ma lo diventano solo dopo aver eseguito gli accertamenti del caso. Ma un domani, quale medico del Punto di Primo Intervento rifiuterà un paziente sulla base di un triage, mandandolo al Cau? E se un paziente dovesse andare direttamente al Cau, sarà lo stesso medico a chiedere accertamenti ulteriori e quindi a mandarlo al pronto soccorso”.
La richiesta è la stessa, affermata con decisione in più di un’occasione: il Pronto Soccorso. “È il motore di un ospedale in area disagiata come l’Alta Valmarecchia, che necessita di un reparto di chirurgia e di medicina, come previsto dal decreto Balduzzi”, argomenta Cursi.
Ospedale di Novafeltria, nodo Pronto Soccorso
Il Punto di Primo Intervento di Novafeltria conta circa 8300 accessi all’anno, come riferisce il sindaco Zanchini, e solo una minima parte viene centralizzata all’ospedale di Rimini per competenze specialistiche. Al Sacra Famiglia i ricoveri sono circa 1000 all’anno: 800 dal Punto di Primo Intervento e 200 sono conseguenza di una visita al Pronto Soccorso di Rimini.
Il Punto di Primo Intervento è dunque una risorsa preziosa che non può essere messa in discussione: “Ci consente di mantenere quella preziosa autonomia nella gestione dei nostri pazienti, senza diventare un’appendice del Pronto Soccorso dell’ospedale di Rimini, che altrimenti rischia di diventare l’unico a poter ricoverare pazienti di Novafeltria e dell’Alta Valmarecchia”.
Paradossalmente è il Punto di Primo Intervento a dover essere potenziato (e l’ospedale di Novafeltria) se si vuole decongestionare i Pronto Soccorso della Riviera.
“A Novafeltria non serve il Pronto Soccorso, ci dicono che va bene il Cau, che è un ambulatorio medico gestito da una guardia medica e da un infermiere. Questo però costringe la popolazione dell’intera Valmarecchia, 55.000 persone su un territorio di 471.000 km quadrati, a un’eterna peregrinazione verso il pronto soccorso di Rimini, che è intasato, con tempi di attesa inaccettabili“, attacca Cursi.
Anche il medico di continuità assistenziale Emanuele Colombo, operativo a Riccione, tra i firmatari di una lettera di protesta contro la riforma varata dalla Regione, evidenzia quanto i cittadini scelgano il presidio più vicino a casa: preferiscono recarsi al Punto di Primo Intervento, che al Pronto Soccorso di Rimini. Su 8300 accessi, circa 1800 sono codici bianchi e verdi che non richiedono ricovero, il resto sono codici di gravità più elevata che hanno trovato sostanzialmente risposta dentro al presidio. E per questo che diventa strategica la presenza di un Pronto Soccorso all’interno dell’ospedale Sacra Famiglia: la struttura tornerebbe a essere un presidio capace di garantire la massima tutela sanitaria alla cittadinanza dell’Alta Valmarecchia, gestendo tutto internamente.

La ratio della normativa contenuta nel decreto Balduzzi è proprio questa: garantire il diritto alla salute alle popolazioni che si trovano in quella che è definita“area disagiata”.
“A livello di Romagna siamo gli unici a poter ottenere, per il nostro ospedale, lo status di ospedale in area disagiata”, evidenzia Silvana Travaglini del comitato. Sul tema si è soffermato, durante l’assemblea pubblica di ieri, il sindaco di Sant’Agata Feltria Goffredo Polidori, che con un’esposizione chiara e argomentata ha analizzato la normativa del decreto Balduzzi.
In merito all’allestimento di un Pronto Soccorso, Polidori evidenzia: “È sufficientemente chiaro che il decreto non spinga sull’obbligatorietà del Pronto Soccorso negli ospedali in area disagiata, ma demandi questa valutazione alle Regioni”. La deroga però sembra proprio scritta per l’ospedale Sacra Famiglia e il territorio dell’Alta Valmarecchia: la Regione può dare il via libera all’allestimento del Pronto Soccorso nei presidii “di aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, in ambienti pre montani o montani, con collegamenti di rete viaria complessi e relativa dilatazione dei tempi di percorrenza”.
“Pensate alla strada Marecchiese”, evidenzia Polidori.

Ostacoli alla realizzazione di un Pronto Soccorso, dal punto di vista normativo, non sussistono. Sono ragioni legate al bilancio e all’organizzazione da parte della direzione dell’azienda sanitaria, ma anche ragioni politiche, come ha evidenziato nel suo intervento Maurizio Grossi, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Rimini.
Ospedale di Novafeltria un baluardo contro lo spopolamento
Grossi, tra gli applauditi relatori dell’assemblea pubblica novafeltriese, non ha dubbi: “Ho alle spalle 32 anni di lavoro al Pronto Soccorso di Rimini e non ho dubbi. Serve un terzo Pronto Soccorso oltre a quello dell’Infermi e del Ceccarini di Riccione. L’unica sede razionale è proprio Novafeltria”.

L’intervento in teatro del dott. Grossi pone l’accento su un tema molto sentito, dopo quello della sanità: lo spopolamento. Grossi invita i rappresentanti della politica a una riflessione: “I politici dicano apertamente che non gliene frega nulla e si salvi chi può, oppure, se credono veramente nella valorizzazione dei territori montani e dei piccoli comuni, siano coerenti e si facciano politiche di salvaguardia”.
L’ospedale è “un punto di riferimento per la comunità e genera anche ricchezza: crea posti di lavoro, un indotto, un movimento“. Grossi affonda il colpo anche nei confronti dell’Ausl, “accusata”di pensare troppo ai bilanci: “La sanità non è solo un costo“.
Grossi cita quanto emerso in un convegno della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici: “Secondo i dati del Censis, un istituto al di sopra delle parti, un euro investito in sanità provoca un ritorno di quasi due euro. C’è ricchezza sotto forma di ricerca, di lavoro, di innovazione”.
Il territorio dell’Alta Valmarecchia ha dunque bisogno di un ospedale strutturato e di un Pronto Soccorso: la popolazione è fragile, per età. “Non possiamo permettere che non si potenzi un ospedale montano – evidenzia Grossi – togliendo ospedali, poi le scuole, le farmacie, le Caserme dei Carabinieri…perché uno dovrebbe andare a vivere in Alta Valmarecchia?”.
Una domanda retorica che esprime tutta la preoccupazione della popolazione di questo territorio, lontano dalla Riviera e anche dai luoghi nevralgici del tessuto economico-sociale della Regione. Ma orgogliosa delle proprie radici e con grande determinazione nel volersi ribellare a un apparente inarrestabile declino.