Donna investita sulle strisce e resa invalida, rischia processo 46enne accusato anche di aver fatto finta di prestarle aiuto

Donna investita, 46enne a processo con diversi capi di imputazione

Incidente bici donna investita

Donna investita a Rimini: richiesta di rinvio a giudizio per due persone.

Per il rinvio a giudizio di un 46enne siciliano, residente a Rimini, deciderà il prossimo 23 novembre il Gup Manuel Bianchi, in relazione a un incidente stradale risalente al 6 ottobre 2021, nel quale venne investita e ferita una 75enne di Rimini.

La donna, secondo quanto ricostruito dalle indagini, scese dalla bicicletta e attraversò sulle strisce pedonali in viale della Repubblica, venendo centrata dall’automobile guidata dal 46enne. Un impatto violento: l’anziana ruppe il parabrezza della vettura e cadde sull’asfalto.

Gli inquirenti, attraverso una serrata attività investigativa basata in primis su testimonianze e sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza, hanno ricostruito le fasi successive al sinistro. Il 46enne è così accusato, oltre ad aver provocato l’incidente, di aver caricato la donna e la bicicletta sulla propria autovettura, a cui fece poi sostituire il parabrezza danneggiato, e di averla spostata in un altro luogo. Azioni finalizzate poi a dare una ricostruzione falsata della vicenda, accusando un automobilista ignoto di averla investita, per poi far perdere le proprie tracce.

Le accuse sono le lesioni gravi, l’omissione di soccorso, la frode processuale continuata. In più deve rispondere anche delle violazioni al codice della strada: secondo le accuse infatti il 46enne, alla guida della sua auto, si distrasse a causa dell’uso del telefonino, mentre l’investimento è avvenuto non rispettando la precedenza del pedone, impegnato ad attraversare le strisce pedonali.

Donna investita: rischia processo anche una seconda persona

Rischia inoltre il processo un 64enne di Morciano, dipendente del 46enne, accusato di favoreggiamento: aveva rafforzato la versione data dal suo datore di lavoro, dicendo di essere intervenuto personalmente con il furgone aziendale per prestare soccorso alla 75enne.

Quest’ultima, dopo l’incidente, telefonò al figlio e chiese aiuto, dicendo di essere ferita, ma anche di essere stata rapita. Una telefonata che fu interrotta, ma che permise ai Carabinieri di localizzare il luogo della chiamata: via Crispi, all’altezza del civico 1. Sul luogo i Carabinieri trovarono il 46enne, che disse appunto di aver trovato la donna in via Pascoli, in stato confusionale, e di averla soccorsa, facendola salire sul furgone e caricando sullo stesso anche la bicicletta della signora, che nel contempo presentava fratture tali da richiedere l’immediato intervento del 118.

Le conseguenze dell’incidente sono stati significative: la 75enne fu ricoverata per oltre 7 mesi e sottoposta a più di un intervento chirurgico. Fu salvata dalla morte, ma per le lesioni riportò un’invalidità permanente dell’80%.

I legali della donna, gli avvocati Marco e Monica Lunedei, hanno ottenuto un primo risarcimento dell’assicurazione, ma nel processo penale, dopo la costituzione di parte civile, chiederanno ulteriore risarcimento di un milione di euro.

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