Donne fotografate e messe su forum, avvocata riminese: "Complicate condanne penali"
L'avvocata Jessica Valentini: "Rimozione contenuti semplice, condanne penali complicate. Va valutato caso per caso"

"La rimozione dei contenuti da un sito come Phica.eu è semplice da ottenere, mentre per una condanna penale è più complicato e va valutato caso per caso”. Lo spiega all’Ansa Jessica Valentini, avvocata riminese, che ha scoperto il portale dopo che una sua cliente, personal trainer, le ha chiesto di fare ricerche sulla propria immagine online in seguito al caso del gruppo Facebook “Mia Moglie”.
“È un illecito acquisire immagini senza consenso e diffonderle”, chiarisce Valentini. Per gli utenti del sito, che in oltre 20 anni lo hanno alimentato con foto sessualizzate di donne comuni e vip, il reato di riferimento è la diffusione di immagini a contenuto sessuale (articolo 602 ter del codice penale), che prevede pene severe, tra cui anni di reclusione e sanzioni economiche.
Il problema, sottolinea l’avvocata, è “che bisogna valutare caso per caso se le immagini diffuse abbiano realmente un contenuto sessuale. Alcune foto, di fatto, non lo avrebbero, ma sul sito acquisiscono questa connotazione nel momento stesso in cui vengono caricate. La valutazione dipende da ciascuna immagine”.
Se non c’è un contenuto sessuale esplicito, si può parlare di diffamazione. Tuttavia, “a monte serve la querela della persona interessata”, ossia la donna ritratta, che deve riuscire a riconoscersi e denunciare. “Molte foto ritraggono solo parzialmente il soggetto, rendendo complicata anche questa fase”, aggiunge Valentini.
“Insomma, nelle maglie del diritto ci si può perdere e non sempre risulta punibile – spiega l’avvocata –. Per questo penso che lo strumento giudiziario da solo non sia efficace. Servirebbe un intervento culturale e politico. Questo sito esiste da 20 anni, è attivo dal 2005, e solo ora ne scopriamo l’esistenza. Aveva 800mila iscritti, per il 90% uomini. Una enorme community italiana i cui gestori sono all’estero o comunque con sedi fuori dall’Italia, che in tantissime sezioni diverse condivideva, oltre alle foto delle vip, immagini scattate di nascosto a ignare donne, qualcuna anche palesemente minorenne, senza alcun consenso e con zoom, angolature e commenti volti alla sessualizzazione delle immagini”.