Donne single e madri più a rischio di povertà assoluta: l'allarme della vicesindaca di Rimini
Chiara Bellini commenta i dati del Rapporto Istat 2025: "Quadro critico anche se meno rispetto ad altre Regioni"


"I dati del Rapporto Istat 2025 sulle condizioni economiche delle famiglie in Emilia-Romagna restituiscono un quadro che, pur meno critico rispetto ad altre regioni, merita attenzione". Così Chiara Bellini, vicesindaca di Rimini, commentando i dati che evidenziano la presenza di 139.000 famiglie che vivono in povertà relativa, pari al 6,8% del totale regionale e, tra queste, il 20% delle famiglie monogenitoriali con madre sola è più esposto al rischio di povertà assoluta: "una probabilità sensibilmente più alta rispetto ad altri modelli familiari". Un dato che, evidenzia Bellini, "ci ricorda quanto la condizione femminile, quando non sostenuta da reti e opportunità, possa tradursi in una vulnerabilità strutturale".
"Le madri escluse dal mercato del lavoro restano tra le più vulnerabili - prosegue Bellini - e dove le donne non lavorano, la povertà si radica". Anche se l'Emilia Romagna rimane tra le regioni più avanzate sul fronte dell'occupazione femminile, con un tasso che supera il 68%, contro la media nazionale del 57,4%. "Anche tra le madri con figli piccoli, la partecipazione al lavoro resta alta, con un tasso superiore al 74% rispetto al 64,9% nazionale: segno di una resilienza che è anche frutto di investimenti mirati da parte delle Istituzioni regionali e locali che vanno sostenuti e rafforzati", sottolinea la vicesindaca.
A livello nazionale, il quadro è ancora più complesso. In Italia, 1,3 milioni di donne inattive sarebbero disponibili a lavorare, ma non cercano attivamente un impiego. Il tasso di inattività femminile è tornato al 33,2%, tra i più alti in Europa. Le motivazioni dell’inattività sono profondamente diverse tra uomini e donne: per i primi prevalgono motivi di studio, per le seconde pesano ancora i carichi familiari. Le madri con figli sotto i 6 anni lavorano in media 8 ore settimanali in meno rispetto alle donne senza figli, e il 38% ha ridotto o interrotto l’attività lavorativa dopo la nascita del primo figlio.
“L’occupazione femminile – conclude Bellini- non è un tema accessorio, da convegno: nella nostra regione, nella nostra comunità locale, è una priorità politica e sociale. Come amministrazione, lavoriamo quotidianamente per inserire la parità di genere al centro delle politiche pubbliche, riconoscendola anche come strumento fondamentale di prevenzione della violenza di genere. Non a caso il mese di novembre, ormai alle porte, sarà interamente dedicato a all’impegno dell’eliminazione della violenza sulle donne: non solo per riflettere, ma per agire".