Ex Ilva, sindacati all’attacco: “Non abbiamo lasciato noi il tavolo. Quello di Urso è un tradimento”

Landini: "Sono tre anni che sono al governo, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti"

A cura di Riccardo Giannini Redazione
12 novembre 2025 17:55
Ex Ilva, sindacati all’attacco: “Non abbiamo lasciato noi il tavolo. Quello di Urso è un tradimento” - PH ANSA
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Sale la tensione sul fronte ex Ilva dopo la rottura del tavolo di trattativa a Palazzo Chigi. I sindacati respingono le accuse di aver abbandonato il confronto e puntano il dito contro il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

“Non abbiamo lasciato noi il tavolo. Da parte di Urso è stato un vero e proprio tradimento – dichiarano in una nota congiunta i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella –. Chiediamo alla presidente del Consiglio di prendere in mano direttamente la vertenza e superare quanto accaduto ieri”.

Secondo i rappresentanti dei metalmeccanici, la riunione di ieri sarebbe dovuta servire per discutere il piano di riconversione industriale presentato ad agosto, ma il governo avrebbe invece illustrato un progetto radicalmente diverso.

“Ci hanno presentato un piano di chiusura dell’Ilva, un piano di morte, con 6.000 lavoratori in cassa integrazione”, hanno denunciato i sindacalisti, parlando di un colpo durissimo per il futuro dello stabilimento di Taranto e per l’intero gruppo siderurgico.

A rincarare la dose è stato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha definito la situazione “gravissima” e ha accusato l’esecutivo di mancare di una strategia industriale concreta.

“Ieri sera si è rotto il tavolo di trattativa sull’Ilva. Con le cose che ci hanno detto, siamo di fronte al rischio di chiusura del gruppo. Parliamo di migliaia di lavoratori, e nella legge di bilancio alla voce ‘investimenti’ c’è scritto zero”, ha affermato Landini a margine di un incontro al Senato.

Il leader della Cgil ha rilanciato la proposta di creare una società pubblica ad hoc per garantire la continuità produttiva e salvaguardare i posti di lavoro: “Se vogliamo salvare l’Ilva e dare una prospettiva, serve una presenza diretta dello Stato. Altrimenti si rischia di accompagnare una chiusura che noi non siamo disponibili ad accettare”.

Landini ha poi definito il caso ex Ilva “emblematico” dell’attuale politica industriale del governo: “Qui non si può dare la colpa ad altri. Sono tre anni che sono al governo, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti".

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