Giovane semina scompiglio a Secchiano, casa di accoglienza: "Non è nostro ospite"
A Secchiano, un giovane nigeriano preoccupa i residenti per comportamenti aggressivi. Le precisazioni della casa di accoglienza

A Secchiano c’è preoccupazione per i comportamenti di un giovane migrante nigeriano, 30 anni, che sabato (1 febbraio) ha dato in escandescenze al Caffè del Centro, prima di essere portato in Caserma dai Carabinieri. Non è stato un episodio isolato, hanno raccontato alcuni Secchianesi attraverso segnalazioni alla nostra redazione. La preoccupazione è tanta anche per una possibile escalation dei suoi comportamenti: c’è chi evoca un terribile precedente, quello di Sitta, il giovane egiziano che ha accoltellato quattro persone a Villa Verucchio.
“Dà spesso in escandescenze, spesso è ubriaco. Per i commercianti è un problema: entra nei negozi e nei bar, prende le cose e va via“, riferisce una nostra lettrice.“Ha dei problemi, va certamente aiutato. Ma abbiamo paura. È un gigante di quasi due metri. Alle donne dice che dobbiamo stare zitte, se no ci picchia, ha atteggiamenti molto aggressivi”, aggiunge.
I Secchianesi riferiscono di numerose chiamate e di altrettanti, numerosi interventi dei Carabinieri. Il giovane è stato anni fa ospite della casa di accoglienza di Secchiano, ma non ha più nulla a che fare con la stessa. Aveva lasciato la struttura, per sua decisione, avendo trovato un lavoro e senza aver mai dato problemi comportamentali.
Lo precisano i responsabili della casa di accoglienza, che ogni tanto, però, si ritrovano il giovane nei propri locali: entra per trovare riparo dal freddo e per trascorrere la notte, evidentemente essendo senza fissa dimora: “Non è un carcere la nostra casa di accoglienza, le porte di giorno rimangono aperte e non possiamo mettere una guardia giurata: abbiamo un custode, ma non è un poliziotto. Conosce qualcuno dei nostri ragazzi e peraltro voglio precisare, i nostri residenti, mandati dalla Prefettura, non hanno mai creato problemi. E noi non prendiamo alcun soldo da nessuno”.
“Deve intervenire lo Stato, fare qualcosa: noi abbiamo chiamato i Carabinieri 7-8 volte, ma hanno le mani legate”, riferiscono.