"Il carcere di Rimini è in condizioni disumane": la denuncia della Camera Penale
Troppi detenuti, poco personale. Amati: "Violato l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo"

Giovedì 28 agosto, nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Ristretti in agosto” promossa dall’Unione delle Camere Penali Italiane, una delegazione della Camera Penale di Rimini e dell’Ordine degli Avvocati ha visitato la Casa circondariale, insieme al segretario dell’ANM di Rimini Francesco Pio Lasalvia e al Garante dei diritti delle persone private della libertà personale.

Il presidente della Camera Penale di Rimini, avv. Enrico Amati, ha espresso apprezzamento per l’impegno della direttrice Palma Mercurio, della responsabile educativa Laura Ungaro, della polizia penitenziaria, degli educatori e dei volontari che operano con professionalità all’interno dell’istituto. Tuttavia, ha ribadito come le criticità denunciate da anni restino irrisolte.
La struttura ospita attualmente 174 detenuti a fronte di una capienza di 118 posti, mentre il personale di polizia penitenziaria in servizio è di 100 unità, contro le 139 previste. Una situazione che, oltre a ledere la dignità dei detenuti, mette a rischio la sicurezza, come confermato anche dai sindacati a seguito di recenti episodi di violenza. Particolarmente grave, secondo la Camera Penale, il degrado della prima sezione del carcere, in attesa di una ristrutturazione che richiederà anni.
“Non è più tollerabile – ha dichiarato Amati – una condizione che configura una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che vieta trattamenti inumani e degradanti”.
Il quadro locale riflette un’emergenza nazionale: dall’inizio del 2024 si sono registrati 56 suicidi tra i detenuti e 3 tra gli agenti. Per questo l’UCPI, assieme ad ANM e all’Accademia, ha chiesto al Governo e al Parlamento interventi urgenti: dall’estensione della liberazione anticipata, al rafforzamento delle misure alternative alla detenzione, fino al potenziamento degli organici e a una revisione delle politiche penali.
“Si tratta di proposte concrete – ha concluso Amati – condivise da avvocati, magistrati e professori di diritto penale, volte a tutelare la vita e la dignità di chi vive e lavora negli istituti di pena. Ogni giorno senza interventi è una resa alla disumanità”.