Il monastero ravennate che divenne scrigno di tesori proibiti e memorie immortali

La Biblioteca Classense di Ravenna: un monastero trasformato in scrigno di tesori antichi, rarità proibite e un libro sorprendente.

A cura di Redazione
05 ottobre 2025 18:00
Il monastero ravennate che divenne scrigno di tesori proibiti e memorie immortali - Foto: Nitto1/Wikipedia
Foto: Nitto1/Wikipedia
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La Biblioteca Classense di Ravenna non è una semplice biblioteca: è un tempio della conoscenza che custodisce secoli di storia, segreti nascosti tra manoscritti antichi e opere rare. Sorta tra le mura di un monastero camaldolese, è diventata il simbolo della città e uno dei luoghi più sorprendenti dell’Emilia Romagna. In questi ambienti silenziosi, tra scaffali infiniti e affreschi solenni, hanno trovato rifugio non solo libri, ma anche testimonianze proibite e memorie immortali, capaci di raccontare il volto più autentico e misterioso di Ravenna.

Dal monastero camaldolese alla biblioteca pubblica

La sua storia comincia nel 1512, quando i monaci camaldolesi di Classe decisero di costruire un monastero in città, che avrebbe preso il nome di San Vitale Maggiore. Qui, secoli dopo, nacque la Biblioteca Classense, ufficialmente istituita nel 1803 dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi. Il vasto patrimonio librario dei monasteri, delle congregazioni e delle chiese ravennati confluì in questo luogo, trasformandolo nel principale centro della cultura cittadina.

L’edificio stesso è uno spettacolo: grandi sale monastiche trasformate in spazi per la lettura, decorazioni settecentesche che convivono con scaffali carichi di volumi, e una maestosa atmosfera che rende la Classense una delle biblioteche storiche più affascinanti d’Italia.

Un patrimonio straordinario tra manoscritti e rarità

All’interno della biblioteca sono conservati oltre migliaia di documenti, tra cui incunaboli, cinquecentine, codici miniati e manoscritti medievali. Ci sono testi religiosi e filosofici, mappe antiche, opere letterarie di ogni epoca, ma anche scritti che un tempo furono considerati proibiti. La Classense è dunque non solo una biblioteca, ma un archivio della memoria collettiva, che permette di seguire il filo della storia ravennate e dell’Emilia Romagna attraverso le sue collezioni.

La biblioteca custodisce anche fondi speciali, tra cui l’archivio musicale e il fondo iconografico. Qui si trovano documenti preziosi legati alla figura di Lord Byron, che a Ravenna visse e compose alcuni dei suoi scritti più intensi, lasciando tracce indelebili non solo nella letteratura europea ma anche nella vita culturale della città.

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