Insultano dal balcone un giovane gay, padre e figlia condannati a 24 mesi e a risarcimento di 30mila euro
Per un anno e mezzo hanno offeso un giovane e il suo compagno

Insultano dal balcone un giovane gay e il suo compagno: padre e figlia sono stati condannati in primo grado a Rimini.
Il processo si è concluso con una duplice condanna: un anno di reclusione per il padre, otto mesi per la figlia. Entrambi beneficeranno della sospensione della pena. Dovranno risarcire le parti civili, più le spese processuali, complessivamente per circa 30.000 euro. Il Tribunale Collegiale ha indicato la possibilità di recupero con la partecipazione ad attività sociali.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, per un anno gli imputati hanno preso di mira il vicino di casa per la sua omosessualità, riempiendolo di insulti dal balcone, non risparmiando neppure il suo compagno. Era sufficiente che uscisse di casa, anche per andare a buttare i rifiuti nel cassonetto dell’immondizia, per essere bersaglio di insulti.
La relazione del giovane omosessuale con il compagno è andata in crisi anche per colpa di quella situazione, ha evidenziato Arcigay, e dopo un anno e mezzo di angherie subite, la persona vittima degli insulti ha presentato denuncia.
Insultano dal balcone un giovane gay: le reazioni
“Oggi per me è la fine di un incubo – dichiara il giovane – un capitolo che si chiude perché tutti questi anni di attesa sono stati un fardello in cui il pensiero andava sempre lì. Sapere che giustizia è stata fatta è una grande liberazione personale e anche per la Comunità. Ho capito che quando si subisce ogni tipo di violenza bisogna denunciare senza vergogna e non stare nel proprio dolore personale perché si può trovare una comunità che ti accoglie ed è pronta ad ascoltare e dare sostegno. Ogni persona dovrebbe essere libera nella sua quotidianità di poter vivere con serenità il proprio amore con la persona che ama e di essere se stessa.”
“Sono molto soddisfatto del risultato frutto del coraggio delle parti civili – dichiara l’avvocato Christian Guidi del Foro di Rimini, avvocato delle parti civili – ma anche del sostegno della associazione Arcigay Rimini e, primo caso in Italia, dell’ANPI, l’Associazione Partigiani provinciale di Rimini segno che quando la società civile prende posizione, una giusta posizione, il diritto non può che riconoscerlo”.
“Mi fa piacere – prosegue l’avvocato Guidi – evidenziare come la Procura della repubblica di Rimini, in particolare la dottoressa Giulia Bradanini, abbia proceduto su questa delicata situazione anche con attenzione e sensibilità. Auspico che il percorso di recupero per i condannati possa avere un effetto positivo e di consapevolezza sicuramente più efficace della pena in sé, con una ricaduta sociale più pregnante”.
“Una vittoria della civiltà che si realizza – dichiara Marco Tonti presidente di Arcigay Rimini costituitasi parte civile – Una condanna esemplare che ogni persona che pensa di poter adottare comportamenti omofobici e discriminatori dovrà tenere ben presente. Il nostro obiettivo principale infatti è la prevenzione di queste situazioni, e in mancanza di una legge nazionale contro le discriminazioni omo-bi-transfobiche (l’Italia è unico Paese in Europa a non averla) queste sentenze esemplari possono rappresentare un fondamentale deterrente, per questo è importante denunciare sempre”.