Le azdore romagnole sono sparite? "Senza di loro la Romagna perde la sua anima più autentica"

L'azdora influencer Frida Vasini: "La cucina è un mezzo per raccontare la nostra terra"

A cura di Redazione
03 settembre 2025 12:33
Le azdore romagnole sono sparite? "Senza di loro la Romagna perde la sua anima più autentica" - Frida Vasini
Frida Vasini
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Sarà Frida Vasini, l'azdora più famosa del web, una delle ospiti più attese alla prossima Festa della Piadina: il 13 e 14 settembre con uno speciale show cooking e il suo cooking lab è pronta a intrattenere il pubblico bellariese su Viale dei Platani (a partire dalle 19). L'avevamo lasciata lì, con le mani in pasta, a spadellare in allegria per gli oltre 10mila follower che ogni giorno la seguono tra Instagram e Facebook. Ma anche offline tra gli stand di fiere e feste patronali. Tutti incantati dal sorriso e dalle movenze felliniane di un'autentica matrona, cuoca d'altri tempi che più che uno chef alla Cracco ci ricorda il buonumore di una mamma indaffarata ai fornelli, dove ogni sapore, ogni profumo si trasforma in un ricordo.

Ma Frida Vasini, ci tiene a ribadirlo, non è soltanto una cuoca. La sua cucina, sublime anche nelle imperfezioni, è tutt'altro che un semplice esercizio di stile. È un racconto. E lei, cantastorie in grembiule, attraverso il personaggio dell'azdora vuole tramandare soprattutto la saggezza popolare di una terra ricca di aneddoti e insegnamenti. In cui la donna ha sempre avuto un ruolo centrale, molto più che in altri territori. "La Romagna, quella che negli anni Sessanta si è inventata il cosiddetto turismo di massa, si fonda sulle idee di grandi uomini. Ma senza la concretezza e il pragmatismo di grandi donne forse sarebbe rimasta al palo", racconta Frida, mamma igeana e padre bellariese. "Sì, sono bellligeani. Forse suona male, ma è importante dirlo".

Insomma, non solo lievito e farina. "La cucina per me è un mezzo, un altro modo per raccontare questa terra e da dove veniamo, il valore delle nostre mamme e come le donne hanno contribuito a rendere grande la Romagna", spiega. Perchè l'azdora è molto più di una semplice cuoca. "Il suo ruolo non è soltanto quello di gestire l'economia domestica, all'interno della casa lei è il ministro degli Interni ma soprattutto il ministro delle Finanze. Anche se il capofamiglia ufficialmente resta l'uomo, e per questo a lui spetta l'ultima parola, nella pratica dirige l'azdora. La Romagna è una terra matriarcale, non femminista come lo intendiamo adesso".

Un concetto che oggi, lo sa bene, rischia di far discutere. "Eppure una volta la famiglia funzionava così, anche perché i ruoli erano ben definiti e le donne avevano dei valori importanti", continua Frida. "Ma tutto questo ha delle radici storiche: qui nel primo dopoguerra c'era la fame, quella vera, e le azdore hanno dovuto fare di necessità virtu, sono cresciute forti perché avevano come unico obiettivo il benessere della propria famiglia. Quel benessere che poi hanno realizzato con il boom economico negli anni Sessanta e la costruzione, dal nulla, dei primi alberghi. E se gli albergatori, come diceva don Giuseppe, negli anni Settanta avevano tutti l'amante era perchè le donne romagnole, disilluse, forti e indipendenti, glielo permettevano", sorride Frida, ricordando l'omelia dello storico parrocco di Bellaria, Don Giuseppe Canini, che denuciò il "vizietto" locale durante una storica messa di Natale.

Insomma, tanto pragmatismo, forse anche un velo di cinismo hanno trasformato queste donne in veri e propri carrarmati disposti a tutto per la prosperità della famiglia e la felicilità dei figli. "Anche rinunciare all'amore. Conquistare il cuore di un'azdora è quasi impossibile. Qui anche la morale religiosa – prosegue - ha sempre avuto poca influenza, la Romagna è una terra in cui sacro e profano si fondono. E le donne nascono forti, libere (anche dall'infuenza della Chiesa), autonome. In famiglie dove il marito resta il capo, ma il vero potere è quello della donna".

Secondo Frida è anche grazie alle azdore se i figli maschi, coccolati, quasi venerati, poterono permettersi il lusso di fare i "vitelloni", scorazzando in moto per la costa con la paghettta di mamme. "Un mito che poi, grazie anche al film di Fellini, ha contribuito alla notorietà della riviera romagnola e al cosiddetto turismo di massa, fatto di famiglie italiane del nord ma anche di giovani tedesche e svedesi innamorate del maschio romagnolo".

E oggi? "Oggi trovare una vera azdora è diventato quasi impossibile. Ma senza di loro, senza quelle donne capaci di tenere insieme memoria, identità e futuro, la Romagna rischia di perdere la sua anima più autentica".

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