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Mafia silenziosa ma presente in Emilia-Romagna: l'intervento di Bragagni

Le dichiarazioni dell'assessore alla legalità del comune di Rimini

A cura di Redazione
31 maggio 2025 12:04
Mafia silenziosa ma presente in Emilia-Romagna: l'intervento di Bragagni -
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L' assessore alla Legalità del Comune di Rimini, Francesco Bragagni, si esprime in merito al report della Direzione Investigativa Antimafia presentato pochi giorni fa a Bologna


Le dichiarazioni

Nel 2024 le Prefetture dell’Emilia-Romagna hanno emesso 109 interdittive antimafia, che posizionano la nostra regione al terzo posto in Italia per questo tipo di provvedimenti, dietro a Campania (241) e  di poco della Sicilia (116).

Il dato, letto così come si presenta, lascia poco spazio alle interpretazioni: la nostra regione è insidiata dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso, in particolare ‘ndranghetistiche, che tentano di infiltrarsi  in un tessuto economico e produttivo in grado ancora di produrre ricchezza.

Lo stesso dato però assume un valore differente, e più positivo, se messo in relazione col contesto: come confermato dallo stessodirettore del Centro di Bologna Marco Marricchiil consistente numero di interdittive è la dimostrazione plastica di un’intensa attività di monitoraggio e contrasto sul territorio, che agisce sia sul fronte repressivo attraverso le attività delle forze dell’ordine, sia sul fronte investigativo, grazie al lavoro di rete tra istituzioni pubbliche e organi di giustizia.

Dunque l’attenzione è alta e alta deve restare se vogliamo proseguire nel rafforzamento degli anticorpi che ci difendano da una mafia che, come riferisce la Dia, “piace mimetizzarsi, una mafia che dall’esterno sembra non esistere, mentre la nostra attività ne ha dimostrato l’esistenza”. La sfida, ancora oggi, sta proprio in questo: intercettare le mutazioni di un fenomeno che cambia pelle e modi di operare, che “parla un linguaggio commerciale o imprenditoriale”, cercando spazi di azione dove è più facile ad esempio celare attività di riciclaggio o interferire su appalti vantaggiosi.

 Ad una criminalità che si trasforma c’è però un territorio che cerca e trova risposte, con un approccio integrato e di rete. Nel nostro territorio provinciale - che per le sue specifiche caratteristiche economiche risulta da sempre particolarmente appetibile – vanno ricordati i numerosi protocolli a scopo preventivo sottoscritti in questi anni, su ambiti specifici come appalti e turismo, che ci hanno permesso di monitorare con attenzione i cosiddetti "reati spia" e che soprattutto ci hanno dato l’opportunità di rafforzare i meccanismi di collaborazione e scambio di dati tra istituzioni, categorie economiche, sindacati oltre che forze dell'ordine e magistratura. Cito fra i tanti il patto per la legalità e lo sviluppo del settore alberghiero, uno degli ambiti ad oggi più esposti, andando a irrobustire e rendere più puntuale e l’attività di monitoraggio in particolare sui nebulosi passaggi di proprietà delle attività ricettive.

 C’è poi un altro ambito di intervento, non meno importante: le attività investigative, di repressione, di prevenzione non possono non essere accompagnate da un impegno per una più radicata cultura della legalità.

Prezioso in questo senso è l’impegno dell’osservatorio sulla criminalità organizzata della provincia di Rimini, con cui da tempo collaboriamo attivamente proprio per cercare di sensibilizzare la cittadinanza, anche cercando linguaggi alternativi e capaci di arrivare a pubblici diversi. Ne è l’esempio il recente progetto “La giusta distanza”, una rassegna di cinema nei quartieri della città che si pone l’obiettivo di parlare di argomenti come giustizia, carcere, diritti attraverso la settima arte. Il debutto della rassegna lo scorso 23 maggio a Corpolò,  ha visto la partecipazione di oltre una sessantina di persone, un segnale positivo di una comunità che non vuole stare a guardare.

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