Loredana Pacassoni, 68enne insegnante di asilo, è stata condannata a 2 anni, 8 mesi e 10 giorni di reclusione al termine del processo di primo grado in cui doveva rispondere di maltrattamenti a danno dei bambini. Per uno degli episodi contestati è stata invece assolta. Il sostituto procuratore Davide Ercolani ne aveva chiesto condanna a 4 mesi e 3 mesi di reclusione.
Il giudice ha inoltre disposto una provvisionale di 2500 euro per ciascun bambino la cui famiglia si è costituita parte civile al processo, mentre il risarcimento dei danni, da parte dell’imputata e in solido con il Comune di Rimini, sarà quantificato in sede civile.
La Pacassoni era difesa dagli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini, mentre le famiglie dei bambini erano assistite, tra gli altri, dagli avvocati Andrea Muratori, Carlotta Venturi, Monica Rossi, Cristiano Basile e Manuel Maggioli. Il Comune di Rimini era invece rappresentato dall’avvocato Maurizio Ghinelli.
La vicenda giudiziaria era partita nell’aprile 2016, quando alla Pacassoni fu notificata un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari, al culmine di un’indagine, nata su segnalazione di un’altra insegnante, sui maltrattamenti subiti dai suoi alunni. Un mese dopo il Tribunale del Riesame dispose la revoca della misura e proprio quella pronuncia è stata più volte menzionata dalla difesa.
“Il Tribunale del Riesame revocò la misura sottolineando che le condotte della maestra non siano mai trascese in condotte violente e non abbia mai fatto ricorso alle percosse per mantenere la disciplina”, evidenziano gli avvocati Maresi e Lancini, che presenteranno ricorso in Appello.
E se le telecamere messe dai Carabinieri avevano ripreso alcuni strattonamenti e grida, i legali difensori avevano evidenziato che a fronte di un minuto circa di video, c’erano oltre 700 ore di girato che darebbero un altro ritratto dalla Pacassoni, un insegnante capace di abbracciare i propri scolari e di consolarli.
Di diverso avviso gli avvocati delle famiglie, che hanno replicato evidenziando l’atmosfera di tensione e paura che si respirava in classe e che questo fosse sufficiente a configurare un maltrattamento significativo, benché di tipo psicologico. D’altro canto, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, il giudice ha disposto condanna per maltrattamenti, a fronte della richiesta di assoluzione della difesa, che in subordine invocava la derubricazione del reato in abuso di mezzi di correzione.