Milano in piazza per il Leoncavallo: doppio corteo e tensioni

In 5mila alla manifestazione “Giù le mani dalla città”. Striscioni, irruzioni e tensioni in centro

A cura di Redazione
06 settembre 2025 19:35
Milano in piazza per il Leoncavallo: doppio corteo e tensioni - PH ANSA
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Giornata di manifestazioni e tensione a Milano per la protesta nazionale “Giù le mani dalla città”, organizzata dopo lo sgombero del centro sociale Leoncavallo e le inchieste giudiziarie che coinvolgono l’urbanistica milanese.

Due i cortei che hanno attraversato la città. Il primo è partito alle 13 da piazza Duca D’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, con circa 5mila partecipanti. In piazza si sono ritrovati gruppi antagonisti di diverse anime: dai centri sociali Cantiere e Lambretta ai Carc, da Potere al Popolo a collettivi anarchici e squatter. Con striscioni e bandiere, i manifestanti hanno scandito lo slogan: “Dentro la città dei padroni, dieci cento mille occupazioni”.

Il corteo ha percorso via Galvani e via Melchiorre Gioia, dove i partecipanti hanno fatto irruzione nel cantiere del “Pirellino”, una delle opere al centro delle inchieste urbanistiche. L’azione, simbolica e pacifica, è avvenuta sotto gli occhi delle forze dell’ordine: alcuni attivisti sono saliti in cima al cantiere, hanno acceso fumogeni e lanciato petardi, mentre in strada si alternavano cori, canti e slogan contro il Comune e contro il manager Manfredi Catella, indagato per presunti abusi edilizi.

Intorno alle 15 è partito il secondo corteo da Porta Venezia, che si è diretto verso il centro cittadino fino a raggiungere piazza Duomo, nonostante il divieto inizialmente imposto dalla questura. In testa, lo striscione con la scritta “Giù le mani dalla città”, seguito dalle Mamme antifasciste del Leoncavallo, guidate dalla presidente Marina Boer. Presenti anche figure politiche come Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), il segretario del Pd Milano Alessandro Capelli e il presidente dell’Anpi cittadina Primo Minelli.

Un momento di tensione si è registrato in piazza Tricolore, quando una quarantina di antagonisti si è staccata dal corteo e ha acceso fumogeni, lanciando uova e petardi verso la polizia, che presidiava l’accesso alla sede della prefettura. Una volta in piazza Duomo, fumogeni e fuochi d’artificio sono stati nuovamente esplosi: lo striscione principale della protesta è stato appeso alla statua equestre di Vittorio Emanuele II, da cui sono stati lanciati fumogeni rossi.

Nel cuore della città, la protesta si è conclusa con cori come “Giù le mani dal Leoncavallo” e “Via, via la polizia”, accompagnati da cori contro il ministro dell’Interno e contro le forze dell’ordine.

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