Non solo calcio, mister Scardovi 'chef' dell'Osteria La Tegia di Igea Marina: 'Così coltivo la mia grande passione'
Con la famiglia gestisce il locale a due passi dal mare: 'Riscopriamo i sapori della tradizione'

Dalla panchina guida la sua squadra di calcio con profitto interpretando con leggerezza il mestiere di allenatore (il suo Tropical Coriano sta disputando una stagione ottima), ai fornelli sfodera la sua passione e fantasia però nel solco della tradizione romagnola rivisitati in chiave moderna.
E’ lui, Massimo Scardovi in arte Keegan, assieme alla sua famiglia – la moglie Stefania, i figli Alessandro e Giulia che si occupano della sala – a condurre il ristorante di famiglia a Igea Marina, l’Osteria la Tegia di via Plauto 4, sul lungomare Pinzon a due passi dal mare.

L’Osteria La Tegia è anche il crocevia di numerosi giocatori di calcio, famosi come Maurizio Neri che si è esibito nel locale con la sua rock band Airon Flat, e del mondo dilettantistico locale, tutti amici di Massimo e di suo figlio Alessandro, pure lui allenatore nelle squadre giovanili della Polisportiva Garden.

E’ alla terza primavera-estate che La Tegia, locale fresco, in stile marinaro, è aperto sotto la regia di Massimo ed i risultati sono eccellenti. Ha riaperto il 28 marzo, lavora a cena da venerdì a domenica, da maggio nei giorni festivi anche a pranzo, di sabato e alla domenica. Per la famiglia Scardovi si prepara un’estate intensa.
Mister Scardovi, meglio il calcio o la cucina?
“Sono due passioni diverse, con un comune denominatore: dare il massimo per fare risultato da un lato e soddisfare il palato degli ospiti dall’altro. Il calcio rimane la mia vita a cui ha dedicato tutto me stesso. Cucinare è meno stressante, fornelli sprigioni la tua fantasia. Per me è il top. E io interpreto il mestiere di cuciniere – così lo chiamo perché lungi da me definirmi chef pur avendo frequentato tanti corsi – come quello di allenatore. Entrambi mi piacciono molto”.

Spiegati meglio, Massimo...
“Mi piace trasmettere ai miei ragazzi lo spirito che avevo da giocatore, cioè scendere in campo con allegria, spensieratezza, perché il calcio deve essere divertimento, spirito di gruppo e dare il massimo per ottenere il successo. Le tensioni cerco di tenerle lontano e i risultati alla fine arrivano se c’è tutto questo. In cucina mi comporto alla stessa maniera: lo stesso piatto posso interpretarlo con sfumature diverse. Mi ritengo un fantasista, del resto da giocatore ero un funambolo e anche in panca mi succede di fare scelte particolari”.
Dove hai imparato il mestiere di cuoco?
“Vengo da una famiglia di albergatori, l’ultimo che abbiamo gestito è stato l’hotel Estense a Bellaria. il settore della ristorazione mi è stato sempre familiare: mia madre Marialba era la cuoca e da lei ho appreso i segreti, avevo con lei un feeling particolare. La cucina mi ha sempre affascinato. La Tegia, dopo anni di gestione altrui, l’abbiamo ripresa noi: anche a miei figli l’attività della ristorazione piace di più rispetto a quella alberghiera. Non è monotona, ti fa essere curioso, lascia spazio alla creatività, richiede aggiornamento. E’ stimolante, quella alberghiera invece è più sistematica”.

Qual è la filosofia de La Tegia?
“Il nostro menù oltre alle pizza con farine particolari cotte nel forno a legna, prevede prevalentementepiatti di pesce ben presentati; puntiamo sulla qualità e la freschezza dei prodotti che usiamo, dai salumi alle mozzarelle, dal pesce che è di giornata del nostro mare Adriatico, alla pasta fresca preparata delle nostre sfogline. Non siamo un locale prettamente turistico, da grandi numeri. Per il pesce, usiamo ricette della tradizione; ad esempio la panatura del gratinato è quella che usava la mia mamma: cerchiamo antichi sapori”.

Una curiosità: perché hai scelto questo nome?
“La Tegia è il testo su cui si cuoce la piadina, quindi richiama la tradizione perché la nostra cucina è quella tradizionale seppure rivisitata. In mondo che si sta uniformando anche a tavola, cerchiamo di andare controcorrente. E la gente apprezza. Più di un cliente al momento di pagare il conto si è lasciato andare ad un commento di questo tipo: ‘Finalmente, questa si che è la Romagna’. Il più bel complimento che potessi ricevere. Cerchiamo di esaltare al meglio la cultura dell’ospitalità di cui qui siamo maestri”.
In che cosa sei particolarmente ferrato?
“Mi piace molto cucinare i primi piatti, ad esempio la carbonara di mora romagnola e a richiesta di pesce, gli strozzapreti calamari e vongole, le tagliatelle verdi alle cozze di Bellaria, gli spaghetti con vongole, bottarga e limone. Per i secondi non possono mancare i sardoncini scottadito con piadina radicchio di campo e cipollotto fresco e altro pesce azzurro. La sfiziosa degustazione di antipasti rimane uno dei piatti più gettonati”.

Con i vini come vi comportate?
“Se ne occupano i miei figli, abbiamo allestito una cantina selezionata con etichette di un certo valore, romagnole e marchigiane e anche di altre regioni seppur non conosciute al grande pubblico Non mancano bottiglie di champagne. Per i dessert, sono tutti fatti in casa e inoltre proponiamo una selezione di gelati e sorbetti preparati da una gelateria artigianale di Ravenna”.
Intanto sei diventato nonno.
“Enrico, il figlio di Alessandro, ha 13 mesi. Non vedo l’ora di metterlo su un campo da calcio, sempre che il pallone gli piaccia”.
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