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"Not Yet": il Santarcangelo Festival torna dal 4 al 13 luglio con la sua 55ª edizione

Dal 4 al 13 luglio 2025, il Santarcangelo Festival esplora il rapporto tra arti performative e cambiamenti sociali

A cura di Redazione
15 aprile 2025 14:08
"Not Yet": il Santarcangelo Festival torna dal 4 al 13 luglio con la sua 55ª edizione -
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Dal 4 al 13 luglio 2025 è in programma la 55esima edizione di Santarcangelo Festival. La rassegna, multidisciplinare e diffusa a Santarcangelo di Romagna, diretta per il quarto anno dal curatore, drammaturgo e critico polacco Tomasz Kirenczuk trasformerà per dieci giorni il borgo romagnolo in una “città-festival”, affidando alle arti performative un’importante funzione di dialogo con la realtà sociale e politica d’oggi.

“In un tempo che sembra accelerare verso l’irreparabile, Santarcangelo Festival 2025 si interroga sulla possibilità di rallentare, respirare e sognare insieme. Lo fa con uno sguardo ampio, internazionale, fluido, che intreccia le urgenze artistiche e politiche del nostro tempo, abitandole con il corpo, la voce, il pensiero critico“, spiegano gli organizzatori.

“Not Yet” è il titolo dell’edizione 2025 che anche quest’anno popolerà strade, piazze, teatri, cortili e spazi inconsueti della cittadina clementina, con performance che pongono al centro della riflessione quanto l’incertezza del tempo presente possa essere fonte di paura, ma anche spazio di apertura e di possibilità. “È proprio nell’indeterminatezza e nella tensione tra visioni diverse del mondo che nasce il potenziale per il cambiamento, sia nella sfera politica che in quella sociale”, rimarcano gli organizzatori.

I protagonisti di Santarcangelo Festival 2025

Il programma del Festival 2025 è vario nelle forme e nei contenuti; diventa un’occasione per presentare al pubblico le opere di artiste e artisti per la prima volta in Italia. È dominato da proposte interdisciplinari e opere che utilizzano strumenti teatrali, coreografici, installativi e interventi artistici: ciò che le accomuna è l’interesse per le relazioni che emergono al confine tra le arti performative e i cambiamenti sociali. Santarcangelo Festival 2025 offre dieci giorni di riflessione approfondita su cosa siano le arti performative contemporanee, su come il loro linguaggio stia evolvendo e su quali siano le direzioni del loro sviluppo nel breve e lungo termine.

Le società contemporanee sono regolate da rigide strutture economico-politiche, strutture in cui non c’è spazio per l’estasi, per l’alterità e per l’esistenza al di fuori di un fine. Il corpo è il campo di battaglia di molte lotte: forma la nostra identità e rappresenta il nostro posto nel mondo. La paura di potersi esprimere liberamente è strettamente legata al corpo, a come appare e all’uso che ne si fa. Il lavoro su di esso diventa dunque pratica di liberazione per Venuri Perera (Sri Lanka / Olanda) ed Eisa Jocson (Filippine).

Il corpo come fonte di ispirazione drammaturgica è anche al centro del lavoro di Jéssica Teixeira, artista multidisciplinare brasiliana, Kenza Berrada, francese di origini marocchine, Alina Arshi, artista svizzera di origini indiane. Il tentativo di travalicare dai confini dell’ordine normato per creare nuove forme di relazione è forte nelle performance di Alessandro Sciarroni, Leone d’oro nel 2019 alla Biennale di Venezia, di Xenia Koghilaki, artista greca residente a Berlino, e di Maud Blandel, coreografa franco-svizzera. Ma la paura può essere anche il primo passo verso il cambiamento, come nel lavoro di Dewey Dell, compagnia composta da Teodora Castellucci, Agata Castellucci, Vito Matera, e dal musicista Demetrio Castellucci, premio Danza&Danza 2024.

Il razzismo e il colonialismo insiti nella società sono al centro delle performance di Davide-Christelle Sanvee, artista svizzera di origine togolese, di Marah Haj Hussein, palestinese residente in Belgio, di Eli Mathieu-Bustos, formatosi tra la Francia e Bruxelles, di Tiran Willemse, in collaborazione con la musicista elettronica di origine congolese Nkisi.

La 55esima edizione di Santarcangelo Festival cerca una nuova narrazione delle storie dimenticate, affinché il passato possa mettere in discussione le categorie con cui analizziamo il presente. Al Festival sono dunque presenti numerose artiste e artisti capaci di indagare il confine tra memoria personale e collettiva: Némo Camus, artista e sound maker con base a Bruxelles, il polacco Wojciech Grudzinski, già ospite a Santarcangelo Festival nel 2023, Diana Anselmo, che pone al centro del suo lavoro la storia della cultura sorda in Italia e in Europa.

Oltre al corpi razzializzati, anche i corpi femminili e queer diventano spesso oggetto di controllo, violenza e aspettative sociali: l’arte diventa così territorio di resistenza, come nel caso di Alex Baczynski-Jenkins, coreografo polacco con base a Berlino per il terzo anno a Santarcangelo Festival, dell’autrice canadese Clara Furey, di Hana Umeda, performer polacca di origine giapponese, di María del Mar Suárez, in arte La Chachi, di Mathilde Carmen Chan Invernon, attrice e danzatrice franco-spagnola, e di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo.

In un mondo dominato dalla produttività e dall’iperattività, le pratiche di cura si trasformano in gesti sia politici che artistici. La cura diventa un modo per contrastare l’esclusione e ridefinire le relazioni di potere. Il tema è fortemente presente nelle pratiche di numerose artiste invitate al Festival. È il caso di Ewa Dziarnowska, di Flavia Zaganelli e della performer cilena Josefina Cerda. L’interesse verso pratiche femministe ed ecologie queer è al centro delle proposte dei collettivi chiamati ad animare Imbosco: Industria Indipendente, Kem e Parini Secondo.

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