Ogni pietra racconta una storia mai ascoltata: il castello parmense tra misteri e leggende assurde
Il Castello di Bosco di Corniglio, sui monti parmensi: rovine medievali, lotte spadate e partigiani nascosti tra le pietre.

Il Castello di Bosco di Corniglio, oggi ridotto a suggestive rovine, si trova nella frazione Bosco del comune di Corniglio, in provincia di Parma, all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. La sua posizione scenografica è tra le più spettacolari dell’alta Val Parma: si erge infatti su uno sperone roccioso a 842 metri di altitudine, tra le valli fluviali del Parma e della Bratica, su un punto naturale che domina le rotte tra pianura e crinale.
Sorto nel corso del XIV secolo, il maniero fu concepito con una funzione principalmente strategico-militare: vigilare sul Passo del Cirone, uno dei principali collegamenti tra l’Emilia e la Toscana, e punto obbligato per eserciti, mercanti e pellegrini che percorrevano la dorsale appenninica. Le fonti documentano che la rocca fu inizialmente proprietà dei vescovi di Parma, che la utilizzarono come presidio fortificato del contado vescovile. In seguito fu concessa ai conti Rossi, famiglia tra le più influenti della nobiltà parmense, già signora di Berceto, San Secondo e Torrechiara.
Tuttavia, il periodo di controllo dei Rossi fu interrotto nel 1483, quando i Visconti confiscarono l’edificio in un contesto di guerra feudale e alleanze incrociate. Nei decenni successivi il castello fu oggetto di una girandola di passaggi di proprietà tra importanti famiglie: i Fieschi, i Pallavicino, infine i Farnese, che acquisirono il controllo della zona alla fine del Cinquecento. Dopo il 1593, il maniero fu progressivamente abbandonato, e la sua funzione difensiva ormai obsoleta lo condannò all’oblio.
Oggi, nonostante lo stato di degrado avanzato, sono ancora visibili le fondamenta dell’edificio principale, i resti del mastio centrale, alcuni tratti di mura perimetrali e una torre circolare, probabilmente di origine residenziale. Il sito è raggiungibile con facilità da escursionisti e visitatori grazie a un sentiero naturalistico, ed è stato oggetto di studi storici e rilievi topografici recenti che ne hanno permesso la parziale ricostruzione virtuale. Il castello, per la sua posizione dominante, continua a sorvegliare idealmente il crinale, in uno dei punti paesaggisticamente più emozionanti dell’Appennino parmense.
Fortezza medievale tra Appennini e ghiacciai
Il promontorio su cui sorge la Rocca di Bosco di Corniglio presenta tracce morfologiche lasciate dai ghiacciai pleistocenici, che modellarono la Val Parma in epoche remote. Questo spiega l’irregolarità del rilievo e la struttura difensiva “ad adattamento”, con murature arcuate e accessi controllati su più livelli. L’importanza strategica della rocca fu riconfermata nel 1413 da Sigismondo di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, che ne sancì formalmente il possesso ai Rossi, rafforzando il loro status nell’area.
Nel corso del Quattrocento e Cinquecento, il castello subì almeno due assedi documentati da parte dei Terzi e dei Fieschi, ma sopravvisse grazie alla robustezza della costruzione e alla difesa esercitata dai militi locali. Solo con l’arrivo dei Pallavicino, nel 1521, si assistette a una ristrutturazione parziale del mastio e alla costruzione di alcune opere di consolidamento. Tuttavia, il declino dell’edificio fu inevitabile: già nel 1804, l’Abate Pietro Martini lo descriveva come “un rudere disgregato e impraticabile, nutrito solo di memorie”.
Oggi, percorrendo il sentiero che dal borgo di Bosco conduce ai resti del castello, si possono osservare le tracce dell’antico fossato, i segmenti delle torri e soprattutto l’impronta circolare della torre principale, che domina ancora il paesaggio. L’area circostante è ricca di fauna selvatica e attraversata da diversi itinerari naturalistici, con scorci mozzafiato sulle valli appenniniche e sulle foreste d’alto fusto del crinale tosco-emiliano.
Tra rovine e resistenza partigiana
Dopo secoli di oblio, il Castello di Bosco di Corniglio tornò al centro della storia nel corso del Novecento, durante la Resistenza partigiana. La zona della Val Parma, per la sua posizione remota ma strategica, fu scelta come base logistica da numerose formazioni partigiane appartenenti al Comando Unico Parmense. Proprio presso la frazione di Bosco, nel 1944, si stabilì un comando operativo antifascista.
Il 17 ottobre 1944, le truppe naziste attaccarono il villaggio e la collina del castello: sei partigiani furono uccisi durante lo scontro, un evento tragico noto come l’eccidio del Comando Unico Parmense. L’episodio segnò profondamente la memoria del territorio e fu seguito da una breve occupazione tedesca della frazione. Tuttavia, la reazione dei resistenti e dei civili riuscì a salvaguardare la linea partigiana, e il territorio tornò in mano ai patrioti nel giro di pochi giorni.
Oggi la rocca medievale di Bosco di Corniglio è visitata non solo per la sua valenza storica, ma anche come luogo della memoria, in cui si intrecciano le epoche del feudalesimo e della lotta di liberazione. È una meta che affascina storici, escursionisti e studenti, immersa in un paesaggio unico tra storia, geologia e resistenza civile.