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Omicidio Di Dato: morì dopo pestaggio per debito di 7500 euro, chiesti due ergastoli

Omicidio Di Dato, le richieste di condanna della pubblica accusa

A cura di Redazione
30 giugno 2023 19:39
Omicidio Di Dato: morì dopo pestaggio per debito di 7500 euro, chiesti due ergastoli - L'aggressione a Di Dato fu ripresa dalle telecamere di videosorveglianza
L'aggressione a Di Dato fu ripresa dalle telecamere di videosorveglianza
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Omicidio Di Dato, l’accusa chiede due ergastoli con isolamento diurno per due dei quattro imputati.

Questa mattina (venerdì 30 giugno) nuova udienza del processo sull’omicidio Di Dato, nella quale il Sostituto Procuratore Paolo Gengarelli ha chiesto per gli assassini del 45enne due ergastoli con isolamento diurno per un anno, e pene da 10 e 12 anni di reclusione.

I giudici della Corte D’Assise, presieduti dal giudice Fiorella Casadei, hanno ascoltato la ricostruzione di quello che accadde nell’ingresso di un hotel di Rimini dove Antonino Di Dato, 45 anni, fu picchiato violentemente e morì dopo nove giorni di agonia, il 12 novembre del 2021.

Imputati Bruno Francesco Cacchiullo, 54 anni, difeso dagli avvocati Anna Salvatore e Luca Donelli, per cui il pm ha chiesto una condanna a 12 anni di reclusione, Costantino Lomonaco, 37 anni, difeso dagli avvocati Francesco Pisciotti e Roberto Brancaleoni, per cui è stata chiesta una reclusione di 10 anni. I due ergastoli sono stati invece chiesti per Ivan Dumbobic, croato 44enne difeso dall’avvocato Antonio Pelusi, che picchiò di Di Dato con una mazza di legno e per il latitante bosniaco Azim Samardzic, difeso dall’avvocato Stefano Caroli, che colpì Di Dato quando era già caduto a terra sanguinante.

Omicidio Di Dato, sulla vicenda l’ombra della criminalità organizzata

Il pestaggio sarebbe motivato da un debito di 7500 euro e una pistola sparita e su tutta la vicenda, c’è l’ombra della criminalità organizzata visti i trascorsi della vittima. Di Dato originario nel napoletano, nel 2019 era stato coinvolto in un’operazione dei carabinieri denominata “Hammer”, coordinata dalla procura antimafia di Bologna, che portò all’arresto di dieci persone per quella che fu definita una sorta di nuova camorra romagnola.

Questa mattina, subito dopo la requisitoria del pm Gengarelli, hanno parlato le difese. Quella dei due stranieri ha puntato sull’omicidio preterintenzionale. Per Dumbobic, l’avvocato Pelusi ha detto che sulla morte avvenuta nove giorni dopo in ospedale a Rimini sarebbe da valutare il concorso del comportamento dei medici per la somministrazione di cure sbagliate.

L’udienza è stata quindi rinviata al 10 luglio alle 9.30 per repliche finali e lettura del dispositivo.

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