Oreste Delucca presenta a Rimini il suo ultimo libro, in dialogo con Elisa Tosi Brandi
Appuntamento sabato 25 ottobre, dalle 17, nella sala della cineteca di Rimini


Sabato 25 ottobre, nella sala della cineteca di Rimini (ore 17), Oreste Delucca, tra i massimi studiosi della Rimini medievale, presenta il suo ultimo libro “Il guado. L’oro blu del Medioevo” in dialogo con la storica medievista Elisa Tosi Brandi.

Il libro ricostruisce la storia del guado (Isatis tinctoria), la pianta tintoria che per secoli ha colorato tessuti, affreschi, ceramiche e manoscritti, sostenendo l’economia di intere comunità in Romagna, Marche e in tutta Europa. Attraverso fonti d’archivio, testimonianze materiali e ricostruzioni storiche, lo storico riminese Oreste Delucca guida il lettore in un viaggio che intreccia botanica, archeologia, arte, economia e cultura: dalle grotte preistoriche alle vesti regali, dalle macine medievali ai primi procedimenti industriali. Uno dei meriti maggiori del volume è la ricostruzione della geografia storica del guado in Europa: dalla Francia alla Germania, all’Italia dove il guado fu coltivato in Umbria, Toscana, Marche, Lombardia, Piemonte e Romagna, con centri nevralgici come Sansepolcro, Castelnuovo Scrivia, Rieti, Forlì, Urbino e Rimini. Particolarmente significativa è la riscoperta del ruolo del guado nel territorio riminese, finora trascurato dalla storiografia: Delucca analizza oltre 150 documenti d’archivio (XIII–XVI secolo) – tra contratti, atti notarili, statuti comunali e registri fiscali – che attestano coltivazioni, macine da guado, commerci con Venezia, Firenze, Ragusa e Verona, società mercantili e perfino mutui stipulati “ad medietatem lucri et damni”. Un aspetto originale dell’opera è anche l’analisi del significato culturale del colore blu, che nel Medioevo diventa simbolo di nobiltà e spiritualità, legandosi al culto mariano e assumendo un ruolo centrale nella simbologia europea. Allo stesso tempo, il volume racconta il declino del guado, soppiantato prima dall’indaco tropicale e infine dai coloranti sintetici, ma anche la sua possibile rinascita come simbolo di sostenibilità, emblema di un futuro più attento all’ambiente e alle tradizioni artigianali.
Con la sua scrittura documentata e avvincente, Delucca restituisce dignità e centralità a una pianta dimenticata, mostrando come l’“oro blu” del Medioevo abbia contribuito a plasmare paesaggi agricoli, economie, mode e immaginari culturali.
Oreste Delucca, riminese, è impegnato da oltre quarant’anni nella ricerca delle fonti d’archivio per documentare i segni della storia della sua città e del territorio circostante: l’ambiente, l’economia, l’urbanistica, l’arte e le strutture sociali, con particolare riferimento ai secoli del tardo Medioevo, della Signoria Malatestiana e del Rinascimento. Ha pubblicato oltre 40 volumi monografici e saggi in riviste specializzate e opere collettive. È membro della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, della Società di Studi Romagnoli e della Società di Studi Storici per il Montefeltro. Nel 2013 il Comune di Rimini lo ha insignito del Sigismondo d’Oro per meriti culturali. Negli ultimi anni ha pubblicato, tra gli altri: Monete pesi e misure a Rimini nel Medioevo (Luisè 2022); Madre acqua: Rimini fra passato ambiente e futuro (Amir 2023), Pirati e corsari nel mare di Romagna con Eraldo Baldini, Giancarlo Cerasoli e Davide Gnola (Il ponte vecchio 2023), Mestieri e botteghe riminesi del Quattrocento (Panozzo, 2024), Giulio Moderati da Longiano e l’orto botanico riminese del Cinquecento (Luisè, 2025) con Loris Bagli.