Ospedale di Novafeltria: Carradori rassicura la cittadinanza sul mantenimento dei servizi. Il Cau non sostituirà il Ppi.
di Riccardo Giannini
Interviste di Riccardo Valentini
L’ospedale di Novafeltria non verrà depotenziato. Lo ha ribadito il dg dell’Ausl Romagna Tiziano Carradori, nell’incontro pubblico tenutosi ieri (lunedì 25 settembre) al teatro sociale di Novafeltria, alla presenza di tutti i sindaci dell’Unione dei Comuni Valmarecchia.
In un teatro gremito, con manifestanti del comitato “Giù la mani dall’ospedale di Novafeltria” e cartelli con lo slogan “Giù le mani dal Ppi (Punto di Primo Intervento) di Novafeltria, no Cau (Centri di Assistenza Urgente)”, si è respirata un’atmosfera piuttosto tesa. Il dg Carradori, sul palco a fianco della sindaca di Verucchio Stefania Sabba, presidente dell’Unione dei Comuni Valmarecchia, e del sindaco di Novafeltria Stefano Zanchini, non si è sottratto al confronto, affrontando anche qualche contestazione.
Carradori ha più volte precisato che, diversamente dagli altri Centri di Assistenza Urgenza varati con la recente riforma, approvata dalla maggioranza dalla Conferenza unitaria dei sindaci, quello che sarà allestito all’ospedale di Novafeltria non sostituirà il Punto di Primo Intervento. Lo stesso avverrà a San Piero in Bagno.
Questo era stato deciso fin dal principio. Nessuna retromarcia. Carradori lo ha precisato, addossandosi “un errore di comunicazione personale”. Il Punto di Primo Intervento rimarrà, anche se potrebbe cambiare denominazione.
Quindi all’ospedale di Novafeltria ci sarà “Quello che c’è oggi, più i medici della continuità assistenziale (le ex guardie mediche n.d.r.)” all’interno del Cau, più parte dei 93 infermieri che l’Ausl Romagna ha chiesto siano assunti dalla Regione Emilia Romagna.
Il servizio di emergenza-urgenza rimarrà e sarà gestito dai medici inquadrati in questa disciplina (quelli del 118 per intenderci) affiancati dagli infermieri. Per questo è stato mantenuto anche il servizio dell’automedica. In caso di uscita del mezzo, il servizio sarà garantito dalla guardia interna inter-divisionale.
Ma Carradori ha precisato che statisticamente le uscite delle automediche, sia per Novafeltria che San Piero in Bagno, non sono frequenti. In queste due realtà è stato possibile disporre quest’organizzazione in quanto il personale ha firmato specifico doppio mandato: “Vanno nell’automedica, altrimenti fanno assistenza nel Punto di Primo Intervento”, ha evidenziato Carradori. Lavoreranno dentro e fuori dall’ospedale.
Ospedale di Novafeltria e la riforma dei Cau
La riforma dei Cau nasce da una criticità che riguarda non solo l’Ausl Romagna o la Regione Emilia Romagna, ma tutto il sistema sanitario nazionale: la carenza dei medici nei pronto soccorso (lavoro di grande responsabilità, sottopagato, con orari extralarge), che allo stesso tempo sono “intasati” da file di persone che potrebbero rivolgersi altrove per le loro necessità. I Cau nascono in base a questa intuizione.
Carradori ha fatto l’esempio di un paziente che ottiene l’appuntamento da un medico “due settimane dopo la telefonata” (chiaramente i 15 giorni sono un’iperbole, i tempi di attesa vanno dai 2 ai 4 giorni, nelle settimane più impegnative, ma le urgenze sono garantite in giornate, n.d.r.) e che allora decide di andare al pronto soccorso, dove peraltro “Infama la direttrice Tiziana Perin per l’attesa di dieci ore”, uscendone sì dopo diverso tempo, ma con la diagnosi.
Il Cau, nell’ambito di un nuovo modello di sanità territoriale, è un’evoluzione articolata di un ambulatorio medico, servito per gestire casi urgenti, ma a bassa complessità clinica (codici bianchi-verdi). Sarà aperto 24 ore su 24, diversamente dalla Casa di Comunità, le ex Case della Salute, nate per garantire al cittadino, nei giorni feriali, l’assistenza di un medico di famiglia anche al di fuori degli orari canonici giornalieri del proprio medico di riferimento. Ed ecco che il Cau garantirà assistenza medica 24 ore su 24.
È impossibile fare previsioni sull’efficacia di queste nuove strutture, nell’evitare le code ai pronto soccorso. Dovranno essere organizzati a puntino in modo da evitare che i cittadini continuino a intasare i pronto soccorso, lasciando i Cau sguarniti. “Serve un protocollo preciso collegato ai sintomi. Anche una cefalea, in una persona che non ne ha mai sofferto, potrebbe dover essere trattata in un pronto soccorso”, ha evidenziato qualche settimana fa Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina d’emergenza urgenza.
Carradori, nel suo discorso all’assemblea novafeltriese, ha rimarcato inoltre che la riforma sia motivata altresì dalla necessità di ripensare il sistema delle ex guardie mediche, oggi medici della continuità assistenziale, in quanto – ha affermato – “nell’83% della loro attività rispondono al telefono“, precisando: “non è colpa dei medici, quanto dell’organizzazione”, cioè dei vertici dell’azienda sanitaria.
Qualche addetto ai lavori chiedeva in realtà un potenziamento della medicina territoriale, propedeutico a fare da filtro agli accessi in ospedale. Un sostegno ai medici di base, per ciò che concerne ad esempio le visite a domicilio e le vaccinazioni.
Sul punto, per quel che riguarda la sanità dell’Alta Valmarecchia, il piano è quello di creare una Cittadella della Salute, con tutti i servizi sanitari: ospedale di Novafeltria, il Sacra Famiglia, Casa e ospedale di Comunità. E l’infermiere di Comunità, chiamato a assistere la popolazione fragile a domicilio. Il tutto per centralizzare i servizi e alleggerire il carico di lavoro ai medici di famiglia.
Ma per gestire i servizi – ed evitare la creazione di bellissime “scatole vuote” (i fondi del Pnrr finanziano strutture e apparecchiature, ma non le assunzioni) – serve il personale. E Carradori anche ieri è stato chiaro, chiamando in causa la politica, gli amministratori regionali e statali, che dovranno stanziare risorse per il personale.
Ospedale di Novafeltria, le voci dei sindaci
“L’incontro molto partecipato, segno che la cittadinanza sia molto sensibile su questo argomento. Ne usciamo più tranquilli, in base alle parole del dott.Carradori“, ha commentato il sindaco Stefano Zanchini.