"Pagami o ti denuncio per stupro": si invaghisce di una ragazza e finisce sotto ricatto. Il reato prescritto
Ricatto a un imprenditore, va a processo per estorsione. Condannata in primo grado, poi reato riqualificato ed arriva la prescrizione
La vicenda risale al 2013 e ha le radici nella Notte Rosa di quell’anno: un imprenditore riccionese all’epoca 51enne conobbe una ragazza italiana di seconda generazione, appena 18enne e residente in Emilia, e se ne invaghì. Lei, dopo un breve soggiorno con cene e serate nei locali pagate dall’uomo, lasciò Riccione per poi tornare ad agosto per una vacanza pagata dall’imprenditore, ma con la cugina e la sorella, e questo spazientì l’uomo, che si aspettava di poter rimanere da solo con la sua “fiamma”: la litigata furiosa tra i due ebbe un seguito, con lei che per due volte gli chiese somme di denaro, per un totale di 1850 euro, ricattandolo e minacciandolo di denunciarlo.
La giovane, oggi 28enne, è stata condannata in primo grado a 2 anni e 5 mesi di reclusione, oltre a 800 euro di multa, pena sospesa per l’appena maggiore età dell’imputata, ma venerdì scorso (23 febbraio) il Tribunale di Appello ha accolto l’istanza dell’avvocato difensore Massimiliano Orrù e riqualificato il reato da estorsione a esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Da qui l’intervenuta prescrizione.
In sostanza il giorno in cui la 28enne, all’epoca dei fatti 18enne, arrivò a Rimini alla stazione ferroviaria, assieme alla sorella e alla cugina, salì in auto dell’imprenditore e qui scoppiò la tensione tra i due, che, dopo il primo incontro, avevano mantenuto rapporti telefonici , ma lei aveva chiarito di non volere una relazione con l’uomo, molto più grande di lei. In quel litigio ad avere la peggio fu la ragazza, che riportò alcune conseguenze fisiche; tuttavia, invece di agire per vie legali, decise di chiedere denaro all’uomo, minacciando di denunciarlo però non per le lesioni personali, ma per una violenza sessuale mai avvenuta, dicendo peraltro di essere minorenne.
La riqualificazione del reato, da estorsione a esercizio arbitrario delle proprie ragioni, è stata riconosciuta proprio perché la ragazza avrebbe potuto ricorrere alla legge, per far valere le proprie ragioni, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale. Un passaggio chiave che ha permesso alla 28enne, difesa da Orrù, di giovarsi della prescrizione e chiudere così il proprio conto con la giustizia.
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