Pd in visita al carcere di Rimini: “Tanti giovanissimi detenuti". Aperta raccolta di beni di prima necessità
"Il primo dato allarmante che abbiamo potuto constatare è il sovraffollamento", spiega Giulia Corazzi
Ieri (lunedì 15 dicembre) una delegazione della segreteria provinciale del Partito Democratico ha visitato la Casa Circondariale di Rimini, accolta dalla direttrice Palma Mercurio e dalla responsabile dell’area educativa Laura Ungaro. “Il primo dato allarmante che abbiamo potuto constatare è il sovraffollamento. A fronte di una capienza regolamentare di 118 posti, a oggi l’istituto ospita 171 detenuti. Una condizione che incide pesantemente sulla dignità delle persone ristrette, sul clima complessivo all’interno della struttura e sulle condizioni di lavoro di chi opera ogni giorno. Fra l’altro, a colpire al cuore è anche l’età delle persone recluse, nettamente inferiore anche al recente passato: abbiamo incontrato e visto tanti 18enni, 20enni e diversi ragazzi distrutti dalla droga”, esordisce la segretaria del Pd provinciale Giulia Corazzi, entrando quindi ancor più nel merito: “Le crisi e difficoltà di cui si parla sui media in questi giorni spesso nascono da un numero di persone esagerato rispetto alla capienza e dalla mancanza di opportunità: sono vere emergenze che non possono più essere ignorate. Toccarle con mano in prima persona è ancora più drammatico e fa riflettere su un aspetto fondamentale: il carcere non è un luogo dove si sta investendo e le situazioni di criticità vengono affrontate esclusivamente da chi vive e lavora lì dentro, da chi in prima persona si spende per un servizio che è fatto di tanta umanità e poche infrastrutture”.
“La Polizia Penitenziaria e gli educatori lavorano in un contesto di forte pressione, con carichi e responsabilità crescenti, spesso senza risorse adeguate. A loro vanno il nostro rispetto e un dovuto, serio e massimo impegno per migliorare sicurezza e condizioni lavorative. Garantire condizioni di lavoro adeguate significa tutelare non solo chi lavora, ma anche la sicurezza e l’equilibrio dell’intero istituto”, prosegue Corazzi, allegando la prospettiva: “Un segnale positivo arriva dalla disponibilità degli educatori, dai progetti di formazione e di lavoro all'esterno che rappresentano strumenti fondamentali per evitare la recidiva, consentire il reinserimento sociale e dare senso alla detenzione, come previsto dalla Costituzione. Progetti che meritano sostegno, continuità e attenzione anche da parte della collettività e di imprese, che, attraverso percorsi professionali, possono fare tanto, perché l'impegno, l'alternativa e il lavoro dignitoso fanno sempre la differenza, soprattutto in contesti difficili. Investire nell’ascolto e nei progetti lavorativi non significa buonismo, ma è uno strumento essenziale di prevenzione e di umanità, oltre che di abbassamento delle percentuali di recidiva e di possibilità di reinserimento di persone che siano in grado di vivere civilmente in società”.
Alle difficoltà “umane” si aggiungono anche quelle infrastrutturali. “Durante la visita si è parlato anche dei lavori di ristrutturazione previsti per la prima sezione della Casa Circondariale, dove attualmente vivono detenuti in condizioni precarie, con umidità, sporcizia, mancanza di areazione, muri scrostati. Lavori da tempo in programma e non più rimandabili o affrontabili con ordinaria manutenzione e che dovranno necessariamente prendere forma, pur con le difficoltà dovute allo spostamento, ma che rappresentano un primo passo per migliorare spazi ormai inadeguati e restituire condizioni più dignitose, sia alle persone detenute, sia al personale che vi opera quotidianamente. Questa visita ci ricorda che il carcere non è un mondo separato, ma uno specchio della nostra società. La Direttrice Palma Mercurio e la responsabile dell’area educativa Laura Ungaro, che in prima persona si spendono per il buon funzionamento della struttura, ci hanno ricordato che sensibilizzare l'opinione pubblica su ciò che accade dietro le sbarre è un dovere civile e noi vogliamo parlare di carcere anche per superare stereotipi. Chi è detenuto non perde la propria dignità e l'istituzione deve prepararli ad uscire non peggiori di come sono entrati”.
In chiusura, la segretaria annuncia quindi un’iniziativa in favore dei detenuti: “In vista del Natale, abbiamo già consegnato i primi beni raccolti dalla comunità direttamente alla Casa Circondariale di Rimini (zucchero, caffè, felpe e prodotti per l'igiene personale) e continuiamo a promuovere la raccolta di beni per i detenuti, un gesto concreto di solidarietà, capace di portare un po’ di umanità dove spesso manca il necessario. Parlare di carcere significa parlare di diritti, sicurezza e futuro. Continuiamo a farlo, insieme”.
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