Rimini: anni di violenza domestica per madre e figlia, il coraggio di uscire dall’incubo
Elemento chiave dell'accusa, il video di una delle violente aggressioni registrato dalla figlia

Anni segnati da minacce, aggressioni fisiche e tormenti psicologici per una madre e sua figlia ad opera del coniuge e padre delle due donne. L’uomo, spinto dalla gelosia e dal desiderio di controllo, non accettava che le due lavorassero, che la figlia, 24enne, avesse una relazione, amicizie o una normale vita sociale, o che indossasse abiti come le gonne. Una situazione che ha trasformato la loro casa in un teatro di violenza continua, culminata ora in un processo per maltrattamenti aggravati. Sul banco degli imputati c’è il marito e padre: un uomo di circa 50 anni, di origini albanesi, accusato di aver inflitto anni di sofferenza e terrore alle due donne.
Come riporta Corriere Romagna, l’inchiesta, guidata dal pubblico ministero Davide Ercolani, ha ricostruito le tappe di una lunga storia di abusi domestici. Elemento chiave dell’accusa è il video registrato dalla figlia durante l’ultima brutale aggressione avvenuta a febbraio. In quell’occasione, l’intervento dei carabinieri, chiamati dalla giovane, ha posto fine all’ennesima escalation di violenza. La lite, innescata da accuse infondate contro la moglie (sospettata di un amante), è degenerata al punto che l’uomo ha aggredito la figlia, spingendola contro un muro e tentando di morderle il viso. Solo rifugiandosi in una stanza, insieme alla madre, hanno potuto attendere l’arrivo delle forze dell’ordine, che hanno arrestato l’aggressore.
Le indagini hanno messo in luce un dramma familiare fatto di paura e sopraffazione. L’uomo si comportava come un “padre padrone”, convinto che moglie e figlia fossero di sua proprietà. Questo, secondo quanto raccontato dalla giovane, lo autorizzava, nella sua mente, a umiliarle, sputando loro addosso, picchiandole e minacciandole. Un regime di terrore, dove persino rispondere alle sue offese poteva scatenare reazioni violente. La moglie, paralizzata dalla paura di ritorsioni peggiori, non ha mai avuto il coraggio di denunciare, nemmeno dopo ricoveri in ospedale o interventi delle forze dell’ordine, come quello del luglio 2022.
Tuttavia, il dolore fisico è solo una parte della sofferenza subita. I lividi sul corpo e sul viso, immortalati in foto dalla figlia e usati come prove in tribunale, sono il simbolo di un trauma che ha segnato anche la loro mente. La ragazza, esasperata, si è rivolta a uno psicologo per affrontare le ferite emotive lasciate da anni di vessazioni. Nel frattempo, sul lavoro, ha dovuto affrontare situazioni difficili, presentandosi spesso con segni evidenti delle percosse che neanche il trucco riusciva a nascondere. In alcune occasioni, il suo datore di lavoro l’ha persino invitata a tornare a casa, tanto erano visibili i segni della violenza subita.