Rimini Calcio, il grido dei giovani calciatori: "Non lasciateci soli"
Settore giovanile in allarme: i ragazzi del Rimini scrivono alla nuova società

Sono ore cruciali per il Rimini. La nuova società deve produrre a breve la fideiussione, avviare il mercato per la prima squadra (che verterà sugli svincolati: già pronto il tesseramento di una decina di atleti) e risolvere la questione stadio Neri, con il Comune che attende il pagamento dell'affitto. E poi c'è il settore giovanile da far ripartire: il nuovo responsabile, Pietro Tamai, è già al lavoro da giorni, ma deve essere la proprietà a dare le garanzie in vista della prossima stagione. In merito, riceviamo e pubblichiamo una lettera di un genitore di due giovani calciatori dell'Under 12 e dell'Under 16 del Rimini. "Vorrei solo sottolineare che il messaggio non è personale ma nasce come pensiero condiviso dai ragazzi del settore giovanile e da noi genitori, che insieme stiamo vivendo questa situazione", spiega.
La lettera
Noi siamo i ragazzi del Rimini. Abbiamo scelto di credere in questi colori, abbiamo corso e sognato con questa maglia addosso, rinunciando a viaggi, vacanze, feste con gli amici. Tutto per non saltare un allenamento, per dare il massimo, per sentirci parte di qualcosa di grande.
Oggi però ci sentiamo smarriti. Guardiamo il nostro settore giovanile spegnersi piano piano e ci chiediamo: perché? Perché un luogo che dovrebbe essere la nostra casa, la nostra crescita e il nostro futuro sembra diventare solo un vuoto pieno di silenzi e domande senza risposta?
Eppure, nonostante tutto, non siamo soli. Al nostro fianco ci sono allenatori e persone che ci sostengono ogni giorno, che credono in noi e che ci aiutano a non perdere la speranza. A loro va il nostro grazie più grande. Ma i nostri sogni meritano rispetto. Il Rimini deve ricordarsi che il futuro parte da noi, dai ragazzi che oggi sognano e che domani possono diventare la sua forza. Noi non smetteremo di crederci.
E con noi ci saranno sempre i nostri genitori, pronti a difendere i nostri sogni perché nessuno li calpesti.