Rimini, c'era una volta il meccanico: "Oggi è davvero difficile trovare artigiani sotto i 40 anni"
L'allarme di Union Ricambi, che solo in provincia di Rimini fornisce quasi 200 officine

C'era una volta il meccanico, ultimo tra gli eroi romantici. Una sorta di sex symbol in salopette, stile Artur Fonzarelli, che ancora faceva breccia nell'immaginario collettivo. Un traguardo occupazionale ambito da migliaia di giovani usciti dagli istituti professionali e formatisi con passione nei garage di quartiere, smontando e rimontando carburatori e marmitte Malossi.
Oggi il mito è quanto meno appannato e il meccanico, così come tantissimi altri lavori artigianali, non fa più breccia nel cuore dei giovanissimi. Nonostante il mercato non sia affatto in crisi. "C'è un vero gap generazionale, lo tocchiamo con mano ogni giorno", analizza Marco Bracchi, presidente di Union Ricambi, leader nel settore dei ricambi d'auto che oggi serve oltre la metà delle quasi 400 tra officine e carozzerie della provincia di Rimini. "Sempre meno ragazzi hanno voglia di sporcarsi le mani, benchè il lavoro non manchi. I titolari di officine sotto i quarant'anni sono pochissimi, oggi la media si avvicina molto più ai cinquanta", spiega Bracchi. "Manca la passione di un tempo, quel fuoco che ha animato almeno tre generazioni, compresa la mia, cresciute col mito del motorino".
I motivi? "Ogni cambiamento è chiaramente frutto di un intreccio di cause. C'è stato un cambio di paradigma generazionale, oggi i giovani non cercano soltanto il lavoro sicuro ma la soddisfazione personale, la libertà. Mancando la passione, viene a mancare anche la voglia di mettersi al servizio di un lavoro che spesso viene percepito come duro", analizza il presidente di Union Ricambi. "Le competenze richieste poi sono sempre più complesse, perchè la meccanica si intreccia con l'elettronica e inizialmente la retribuzione può non essere proporzionata allo sforzo. Di scuro anche i percorsi professionali nei centri di formazione tecnica, va detto, non sono valorizzati come dovrebbero. Bisognerebbe ripartire dalle scuole".
Ma qual è il rischio? "Siamo difronte a un effetto domino", mette in guarda Bracchi. "Andati in pensione gli ultimi Highlander, il rischio è quello di perdere per sempre certe competenze tecniche artigianali, questo nel medio lungo periodo si rifletterà anche sulla capacità di innovare e sulla sicurezza stradale. Già oggi la difficoltà nel reperire personale qualificato è evidente. Il nostro, ad esempio, è un lavoro di magazzino – teoricamente alla portata di tutti – ma è chiaro che avere conoscenza approfondita della meccanica, e non solo dei prodotti che si vendono, sarebbe molto utile. Beh, oggi questo automatismo non è più così scontato".